Hanno lasciato Onana, Handanovic, Cordaz, Skriniar, D’Ambrosio, Gosens, Bellanova, Gagliardini, Brozovic, Dzeko, Correa e Lukaku. Di questi 5 titolarissimi, due che hanno indossato la fascia da capitano. Più uno che l’avrebbe indossata se non avesse preferito fare altre scelte di cui oggi probabilmente è pentito. Senza dimenticare due come Dzeko e Lukaku che tanto hanno fatto con la maglia nerazzurra.
Ma poi avete mai pensato a quelli che hanno deciso di andare via?
Hakimi appena può torna a San Siro a vedere la sua ex squadra. E se potesse, tornerebbe molto volentieri. Stesso discorso per Perisic. Skriniar a quanto pare non sta trovando molta fortuna a Parigi e la sua scelta non si può dire che si sia rivelata azzeccata.
Vogliamo parlare di Lukaku che si è pentito due volte salvo poi essere ripudiato dai suoi ex compagni?
Ma torniamo alla rivoluzione estiva: non era affatto facile sostituirli.
Al loro posto sono arrivati nell’ordine Sommer, Audero, Di Gennaro, Pavard, Bisseck, Carlos Augusto, Klaassen, Frattesi, Cuadrado, Sanchez, Arnautovic, Thuram.
Come sempre è accaduto nelle ultime 4 sessioni di calciomercato, tutto fatto a zero euro, tra entrate e uscite. Non certo un dettaglio da poco.
C’è chi ha fatto bene e chi meno ma sostituirne 12 in un’estate e dominare comunque la stagione dall’inizio alla fine non era certamente una cosa preventivabile soprattutto in virtù di uscite pesanti non solo in termine di valore dei giocatori ma anche di peso specifico all’interno dello spogliatoio.
Tuttavia questa rivoluzione in piena regola non si è quasi sentita, grazie ad un cammino straordinario che giorno dopo giorno ha permesso all’Inter di costruire una stagione da record. Con la bellezza di 26 vittorie su 31 un campionato, 5 pareggi e una sola sconfitta in serie A. E con 77 gol fatti e soli 17 subiti.
Tutto tradotto in un calcio totale riconosciuto soprattutto all’estero. Dove non hanno problemi a sottolineare il valore di un calcio d’altissimo livello che qui in Italia si fa fatica ad accettare purtroppo.
Nonostante i 25 clean sheet sull’intera stagione con coppe annesse, dove il numero di sconfitte sale a 3 su ben 41 partite giocate.
In questi numeri si evidenzia la crescita di tutti, in primis di un allenatore che nell’arco di un trienno ha saputo passare dalla polvere all’altare ed entrare di diritto nell’Olimpo dei migliori tecnici in circolazione. Facendo giocare alla sua squadra un calcio moderno, spettacolare e che molti invidiano. Non è stato certo un percorso facile, ma se l’Inter di oggi è questa può esserne orgoglioso per quello che ha saputo costruire con un gruppo di ragazzi che ha dimostrato sempre sul campo. Un gruppo che fuori ha sempre parlato poco, non lasciandosi mai andare a comportamenti puerili.
E lo spettacolo di San Siro ne è la dimostrazione plastica. Non c’è mai un seggiolino vuoto da tempo, qualsiasi sia la partita. Il cuore pulsante del tifo che canta per 90 minuti ininterrottamente, sono emozioni che mai avevamo vissuto in questi termini. Emozioni tutte da vivere e che ti fanno aspettare sempre la prossima partita per poterci essere ancora e tornare a casa senza voce.
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