Che sia la svolta? Gli interisti ci sperano. Perché un gol di quel genere, su punizione, balisticamente perfetta, spinta in rete con i piedi e con gli occhi, non può essere arrivato per caso. Eriksen lo ha segnato contro il Milan e ha regalato, inaspettatamente proprio lui, all'Inter la rete del 2 a 1 e della vittoria. Vale la semifinale di Coppa Italia. Fino a qualche ora prima, era solo un quarto della coppa nazionale e sembrava quasi non valere nulla. Ma una vittoria così invece vale tutto. Vale più della qualificazione stessa. Perché dentro c'è la storia di una rivincita. Anzi due. Quella dell'Inter sul Milan di Ibra. E quella del danese che riscatta sé stesso per tutte le volte che è rimasto a guardare in panchina. È arrivato a Milano esattamente un anno fa e ha collezionato in totale in questa stagione 15 presenze tra le quali sei da titolare.
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Inter-Eriksen, dalla cessione senza sostituto alla svolta. Conte, il messaggio è partito chiaro
Il giocatore ha segnato su punizione il gol che vale la semifinale di Coppa Italia: una rete attesissima dai tifosi interisti
Conte lo ha pure confermato. "Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti". Già. Però il giocatore è a Milano da un anno e una continuità nel suo modulo non l'ha mai trovata. È stato impiegato poco e spesso nei minuti finali. L'allenatore ha cercato pure di ritagliargli un altro ruolo, alla Brozovic, davanti alla difesa, dopo aver ribadito più volte che le doti di Eriksen si vedono di più in avanti. Oltre al discorso tattico, dopo il derby è arrivato un altro messaggio nelle parole del mister. In quel 'è timido'. I piedi di Eriksen non sono in discussione neanche per lui. Ma gli chiede altro. Gli chiede risposte diverse sul campo, di personalità, di dimostrazione di forza. Certo il carattere è carattere. Non tutti nascono forti, indomiti, sicuri di sé. C'è chi le cose le dimostra a modo suo. Come ha fatto Christian. Che ha trovato un gol al 99esimo di un derby tostissimo e con il giusto finale.
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