FC Inter 1908
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editoriale

Inter, follia pensare che Marotta deprezzi i suoi giocatori: Conte avrà ciò che chiede. E in caso contrario…

L'editoriale di Giovanni Montopoli, direttore di Fcinter1908: dal caso Icardi al mercato dell'Inter che stenta a decollare

Alessandro De Felice

"Le faremo sapere".

Generalmente, il caustico congedo di un qualunque colloquio di lavoro, mina la mente e lo spirito del candidato che vede così crollare il suo “sogno” abbattuto da tre parole.

Tre semplici parole.

Quattro, nello specifico mondo nerazzurro.

“Non rientra nel progetto”.

“Tanto impegno, molto entusiasmo ma...” una sorta di “Si applica ma non rende” declinato al mondo del calcio.

Tre colonne sulla quali l'Inter aveva delicatamente poggiato le sue basi.

Tre colonne abbattute con un'inaspettata semplicità, tanto che il loro crollo non ha generato troppo rumore.

In virtù della ragion di stato (più che lecito) Antonio Conte ha tirato fuori la mannaia e senza troppi complimenti ha fatto saltare tre teste che non per poco tempo hanno infiammato il Meazza nerazzurro.

La questione però è un'altra.

Pochi discutono il repulisti, lecito per ogni tecnico chiamato a rifondare e/o a perseguire un fine comune.

Ci si sofferma, semmai, sui modi.

Nessuno potrà mai sapere quale sia la strategia alle spalle di questa operazione di pubblica epurazione, la logica generalmente impone atteggiamenti diversi, eppure è andata cosi.

Mauro Icardi, patrimonio dell'Inter - al quale è stato riservato un trattamento che nemmeno Balotelli dopo aver gettato a terra la maglia - blindato da clausola di 120 milioni, rischia di esser svenduto per meno della metà.

Radja Nainggolan, arrivato lo scorso anno a furor di popolo, saluterà i suoi compagni per una stagione, per andare non si sa dove e soprattutto non si sa a quale prezzo.

Ivan Perisic, quando finalmente – dopo estati tormentate – sembrava avesse ritrovato quella voglia di Inter, via, anche lui, prossimo ai saluti (o recitare il famoso ruolo, a questo punto, di quarta punta?).

Tre giocatori svalutati e accantonati.

Se per Icardi in pochi si strapperanno i capelli, per Nainggolan e Perisic forse qualche rimpianto potrebbe esserci (chiaro, dipende sempre da chi sarà chiamato a sostituirli).

Ma la domanda rimane: perchè? Perchè svilire pubblicamente un patrimonio? A quale pro? Perchè in un momento dove occorre far cassa per gettarsi a capofitto su nomi altisonanti bisogna deprezzare un patrimonio in seno alla società utile proprio a perseguir quel mezzo? Perchè render partecipi tutti di queste scelte? Qualcosa è sfuggito di mano?

Potrebbe sembrare.

Ad occhi profani, di chi non vive la società quotidianamente, di chi non è dentro determinate scelte, potrebbe sembrare che una linea di condotta folle quella assunta dalla società nerazzurra.

Bisogna però andar oltre e non fermarsi alle apparenze, almeno questo è quello che probabilmente conviene fare.

Andar oltre e pensare che in realtà la tavola sia già apparecchiata, che i “malumori” rappresentino il gioco delle parti, esser consapevoli che il mercato chiuderà il 2 settembre e non per forza di cose si debba assemblare la squadra a metà luglio.

Del resto, uno degli uomini chiave del Triplete, Wesley Sneijder, arrivò la settimana del derby, alla seconda giornata di campionato, cosi come lo scambio Ibrahimovic-Eto'o si concretizzò mentre lo svedese era in torunèe con l'Inter negli Stati Uniti (era il 27 luglio 2009).

Non sono ancora arrivati i grandi nomi? Non sono ancora formalizzate le uscite? Tutto prenderà la piega auspicata, ma serve ancora pazienza.

Conte avrà gli uomini che chiede da tempo, li avrà nei tempi giusti e potrà plasmare la sua Inter al meglio.

In caso contrario?

In caso contrario chi è ha compiuto scelte azzardate risponda, dia delle spiegazioni, provveda a che il peggior incubo dei tifosi non diventi realtà, perchè sarebbe uno scherzetto che i tanti cuori nerazzurri che hanno riemepito il Meazza nell'ultimo anno e che hanno polverizzato la campagna abbonamenti, non meritano.

Chi mastica questo mestiere da non pochi anni saprà ben distriscarsi da tali discorsi ma ora più che mai servono certezze, serve un passo deciso, serve la vera e reale svolta, serve giocare ad armi pari competere in una campionato che altrimenti rischierebbe di diventare ancor più soporifero di quello passato.

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