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Calhanoglu
—C’era un po’ di apprensione, nei giorni scorsi, per il recupero di Calhanoglu. E invece la gestione tra staff medico e staff tecnico è stata perfetta. A Bologna, sun un campo che via via si è fatto anche pesante per colpa della pioggia, Calhanoglu è rimasto in campo per un’ora piena. «Certe cose le pensiamo prima», ha detto Inzaghi facendo riferimento alle scelte. I 60 minuti del turco erano stati immaginati a tavolino, tutto è andato secondo copione. Calhanoglu sta bene, a Madrid dirigerà lui.
Acerbi
—Il campo gli mancava da un mese e mezzo e al rientro, lunedì scorso contro il Genoa, un po’ di ruggine s’era notata. Non c’era certezza che Acerbi potesse reggere per una gara intera a Bologna. Ma le risposte sono state eccellenti, il cambio non è stato necessario. A Madrid servirà la sua capacità di leggere gli anticipi su Morata. Il Dall’Ara in questo senso è servito come test. Sarà lui a guidare la difesa con Pavard e Bastoni. E dentro una partita in cui la fase difensiva sarà centrale, affidarsi alle certezze è un punto a favore.
Dimarco
—A Bologna Dimarco si è scaldato a lungo, poi Inzaghi ha scelto di farlo restare in panchina. Scelta logica e presto spiegata: l’infortunio di Carlos Augusto ha avuto una conseguenza diretta anche su Madrid, nella quale Dimarco dovrà reggere un livello alto per 90’. Federico non ha vissuto un periodo scintillante, a cavallo della gara d’andata. Al Metropolitano la capacità di sfruttare le fasce sarà decisiva.
Mkhitaryan
—Mezz’ora risparmiata vale doppia per lui. È il giocatore col maggiore minutaggio dell’Inter, ma non sembra risentirne. La sua capacità di ribaltare l’azione per Inzaghi è un’arma letale. Così è spiegata la sostituzione del Dall’Ara: il check-in per la Spagna è già fatto.
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