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Inter, FPF spauracchio finalmente lontano. E ben vengano le voci sui big perché…

Non sono solo le umani sorti a cambiare in fretta. Anche l’atmosfera intorno all’Inter sembra improvvisamente aver fatto una rotazione di 360 gradi. Dal terrore default, con lo spauracchio Parma e lo scenario apocalittico del fuggi...

Daniele Mari

Non sono solo le umani sorti a cambiare in fretta. Anche l'atmosfera intorno all'Inter sembra improvvisamente aver fatto una rotazione di 360 gradi. Dal terrore default, con lo spauracchio Parma e lo scenario apocalittico del fuggi fuggi generale (oggi smentito da molti di coloro che fino a poco tempo fa lo alimentavano), siamo passati al futuro roseo, al Fair Play Finanziario rispettato, a un bilancio in pareggio nel 2017 che non fa più paura e al possibile rilancio in grande stile con i cinesi che bussano alla porta carichi d'oro.

In tutto questo rincorrersi di voci, c'è il rendimento della squadra, che alimenta rimpianti per le occasioni sprecate ma anche speranze per un futuro tecnico che sembra finalmente fondarsi su una spina dorsale credibile. E' la legge del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno: non si sfugge.

Il terrore dei conti, giova ricordarlo, non ha mai attanagliato la società, con Thohir e Bolingbroke che spesso si sono affannati nel ripetere che i programmi non avrebbero risentito della mancata qualificazione in Champions e che per ogni evenienza era stata studiata una soluzione ad hoc. E tra le soluzioni, non c'è mai stata quella dello smantellamento.

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Ma le voci sui presunti interessamenti delle big europee per i gioielli nerazzurri non hanno mai infastidito il club. Giustamente, aggiungerei. E' finito, fortunatamente, il tempo in cui il destino, tecnico e patrimoniale, dell'Inter era in mano esclusivamente a Kovacic e Icardi. Una rosa dal valore limitato più due gemme: questa era l'Inter fino a poco tempo fa.

Ora, finalmente, il patrimonio tecnico ed economico è di livello: Perisic, Brozovic, Icardi, Miranda, Murillo, Handanovic, lo stesso Kondogbia. L'Inter ha nuovamente giocatori appetiti e appetibili sul mercato internazionale. E questo è un bene. Andare in giro per l'Europa cercando di vendere è ben diverso dal ricevere continue chiamate da chi vorrebbe acquistare. Aumentano appeal e potere contrattuale. Non è più l'Inter a cercare disperatamente un compratore, anche a prezzo di saldo. Sono i compratori, per lo più ricchi, a bussare.

E questo non deve infastidire, tantomeno spaventare. Sempre partendo dal presupposto che l'Inter sia in grado anche di resistere ad assalti per giocatori considerati vitali per il progetto. L'idea di poter vendere un big non è necessariamente segno di debolezza. Atletico Madrid, Borussia Dortmund e Tottenham lo fanno con maestria e i risultati, sul lungo periodo, stanno dando loro ragione.

Si torni a parlare dell'Inter, in sede di mercato e non solo. Non può far male. Purché si tratti, come però i fatti sembrano confermare, di strategia e non di sopravvivenza.