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Inter, paradosso Gagliardini: gli allenatori si fidano, ma i social lo hanno etichettato

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Il focus proposto dalla Gazzetta dello Sport sul centrocampista che in nerazzurro si è ritagliato sempre spazio dal suo arrivo

Daniele Vitiello

Roberto Gagliardini è alla sua quarta stagione all'Inter. A Milano ha vissuto momenti positivi e negativi, continuando a coltivare il sogno di alzare un trofeo. Il centrocampista, arrivato dall'Atalanta per circa 25 milioni nel gennaio del 2017, ha dovuto affrontare anche lo scetticismo e le critiche di una frangia dell'ambiente: "Sopravvalutato. Quante volte se l'è sentito dire e chissà quante altre volte lo sentirà ancora da qui alla fine della sua (speriamo lunga) carriera. Roberto Gagliardini è destinato a portarsi addosso questa etichetta come una croce. Senza peraltro avere colpe specifiche", si legge in un focus su di lui proposto dalla Gazzetta dello Sport.

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Critiche almeno in parte ingiustificate, se si pensa all'importanza di Gagliardini per gli allenatori che lo hanno avuto in nerazzurro. Con Pioli, Spalletti e poi Conte è sempre riuscito a ritagliarsi il suo spazio: "Al di là di una valutazione forse "gonfiata" da uno stato di forma eccezionale (ma in quell'Atalanta tutti sembravano dei marziani...), Gagliardini sembra convincere tutti gli allenatori che si trovano a lavorare con lui. Magari non come titolare inamovibile, ma come giocatore sempre pronto all'uso. Se anche Roberto Mancini l'ha convocato in Nazionale in questo momento, un motivo ci deve pur essere. Situazione paradossale: il centrocampista bergamasco è poco amato dai tifosi interisti ed è spesso preso di mira sui social, a maggior ragione dopo lo sciagurato errore a porta vuota della passata stagione contro il Sassuolo. Eppure, per gli allenatori merita fiducia".

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Il suo bottino in nerazzurro non sembra così esiguo. Concludono i colleghi: "Ha collezionato 109 presenze e segnato anche 12 gol. Poco, tanto, troppo? C'è chi dice che uno come Gagliardini nel calcio di dieci o venti anni fa faticherebbe a giocare in una squadra di medio-bassa classifica di A. Difficile avere la controprova, in ogni caso se si usasse oggi lo stesso metro di giudizio, di presunti sopravvalutati ne potremmo trovare facilmente tanti...".

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