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Inter, i tifosi puntano il dito contro club e giocatori. Zhang assente, Sabatini-Ausilio…

I tifosi non sono mai mancati, ma ora hanno perso la pazienza. I due dirigenti non hanno indipendenza

Andrea Della Sala

Il momento dell'Inter è molto negativo. La crisi della squadra dell'Inter dura da 10 partite e i nerazzurri, dopo un avvio di stagione molto brillante, potrebbero ritrovarsi questa sera al quinto posto. Intanto, anche il rapporto coi tifosi si sta irrimediabilmente incrinando, loro sì finora da Champions League: oltre 50.000 spettatori di media a San Siro per assistere a uno spettacolo non sempre all’altezza, decisamente mediocre il più delle volte. La pazienza è finita soprattutto nei confronti dei giocatori, ma il feeling è ormai ai minimi termini con la stessa società. La Milano nerazzurra ha infatti l’impressione di essere piuttosto in basso nelle gerarchie aziendali di Suning. Una proprietà lontanissima fisicamente: l’ultima volta di Zhang Jindong a Milano risale al 18 settembre 2016, in occasione di Inter-Juventus 2-1. Certo, il figlio Steven fa base a Milano, ma di fatto non è ancora sbocciato come dirigente credibile. La Juventus ha per esempio Beppe Marotta che gode di una larghissima libertà a livello di gestione sportiva. La Roma americana ha dato ampia delega a Monchi, al Napoli ci pensa De Laurentiis in persona, mentre nella Lazio decide tutto Lotito, appoggiato dal bravissimo Tare. Pure il Milan ha chi «ribalta» l’ambiente in maniera immediata quando serve. I riferimenti italiani dell’Inter non sembrano invece avere l’«indipendenza» necessaria per intervenire con fermezza nelle situazioni di emergenza. Ogni cosa, in un certo senso compresa la normale amministrazione, deve passare da Nanchino, che di solito si muove con tempi biblici. Chi è il Marotta dell’Inter fra i vari Antonello, Gardini e Sabatini? L’ideale sarebbe quest’ultimo, il curriculum è di alto livello e parla chiaro, ma il mercato appena chiuso lo ha di fatto visto spesso solo contro tutti, non certo «rafforzato» benché molto lucido nelle sue relazioni tecniche.

E che la situazione societaria qui in Italia sia obiettivamente precaria lo si è capito benissimo alla vigilia di Genoa-Inter con Spalletti che seccato per una «fuga di notizie» si era sentito in diritto di «sculacciare» il Cfo Gardini, Sabatini e Ausilio davanti a telecamere e taccuini. «Devo suggerire al presidente di formare un’altra squadra con i nomi di mercato che escono tutti i giorni - ha detto il tecnico nerazzurro -. Ma questa squadra la allenerebbero i dirigenti, io di certo no, a me interessano i giocatori che già ci sono, devo anzi proteggerli. Da qui in avanti prenderemo provvedimenti, perché se voi giornalisti fate certi nomi qualcuno ve li darà, per cui parlerò con il presidente». Tutto decisamente sconcertante per un grande club. Crepe organizzative preoccupanti, da sanare alla svelta. E’ la storia dell’Inter a chiederlo.

(La Gazzetta dello Sport)

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