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È l’Inter di Inzaghi: Dzeko indispensabile e Calhanoglu play. E il gruppo è più unito che mai

È l’Inter di Inzaghi: Dzeko indispensabile e Calhanoglu play. E il gruppo è più unito che mai - immagine 1
Il tecnico ha saputo ovviare alle assenze e ha reso tutti partecipi e in grado di dare un contributo importante alla causa dell'Inter

Andrea Della Sala

L'Inter è rientrata dall'Arabia con un grande carico di convinzione. Il gioco, il morale e il gruppo fanno ben sperare per il resto della stagione. Merito anche di Inzaghi che è riuscito a tenere tutti sulla corda.

È l’Inter di Inzaghi: Dzeko indispensabile e Calhanoglu play. E il gruppo è più unito che mai- immagine 2

"La formazione di Inzaghi ha preso forma nuova con una serie di innesti che le hanno cambiato pelle. Onana e Acerbi per i declinanti Handanovic e De Vrij, ad esempio. Dimarco, ex ruota di scorta, è decollato in verticale, come un elicottero, e oggi è insostituibile. Ma è Edin Dzeko la chiave di tutto. Con il gioco ancora più che con i gol, con il suo raffinato ricamo da regista offensivo che lega i reparti e fa dell’Inter una squadra ancora più squadra. Non è un caso che abbia deciso lui le due partite più importanti: Napoli e Milan a Riad. Quella di Conte era l’Inter della Lu-La, questa è l’Inter di Dzeko. Lukaku resta un’opzione importante, lo sfogo della profondità, ma la piazza centrale della città Inter si chiama Dzeko. E ce n’è un’altra di gran moda: piazza Calhanoglu", analizza La Gazzetta dello Sport.

È l’Inter di Inzaghi: Dzeko indispensabile e Calhanoglu play. E il gruppo è più unito che mai- immagine 2

"Alla nona stagione, la presenza di Brozovic al centro dell’Inter è scontata come il monumento a Vittorio Emanuele in piazza Duomo. Nelle stagioni scorse, ad ogni suo raffreddore, l’Inter tremava. Quest’anno, sotto la bacchetta del turco, ha ballato anche meglio, grazie a una regia più dinamica e verticale. Calha si divide bene con Mkhitaryan i compiti da trequartista e smazza con Barella parte dell’interdizione. Con il Napoli e a Riad dirigeva Hakan: non è un caso neppure questo. È un grande merito di Inzaghi: aver operato una serie di innovazioni senza creare terremoti. La Supercoppa l’ha sollevata Handanovic, in spogliatoio Gosens era tra i ballerini più allegri. L’empatia di gruppo è un punto di forza della nuova Inter, più democratica. Prima sembrava solo della Lu-La, ora è di tanti. Altro merito di Simone: avere aumentato l’armonia e il coraggio della manovra. Simbolico il primo gol arabo, innescato da Darmian e firmato da Dimarco. Terzini. Non più solo solidità e ripartenze. Linee alte e aggressione con più uomini", spiega il giornale

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