Roma, Barcellona, Sassuolo, Barcellona, Salernitana e Fiorentina. Saranno queste le prossime partite che affronterà l’Inter, dalle quali la dirigenza si aspetta delle risposte concrete, perché il tempo delle chiacchiere è terminato. I confronti ci sono stati e continueranno ad esserci com’è giusto che sia perché alla fine l’allenatore non può essere il solo capro espiatorio. I giocatori devono prendersi le proprie responsabilità: non fare 3 passaggi di fila, non marcare, non aiutarsi, perdersi gli avversari sono errori gravi e superficiali che non possono essere imputati al tecnico.
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Inter zavorrata ma cambiare Inzaghi non ha senso: per prendere chi? Marotta chiede…
Le responsabilità dell'allenatore
Discorso diverso invece riguarda la mancanza di condizione atletica, mentale, il cambio di passo, la brillantezza. Questo sì che può essere imputato al tecnico. La confusione tattica, i cambi sbagliati, le scelte. Ed in questo senso dopo la sosta servirà un’inversione di marcia.
Niente più compromessi, niente più mezze misure, adesso è giunto il momento delle scelte anche dure, serve una terapia d’urto non più procrastinabile. Anche perché la stagione è ancora tutta da giocare e c’è tutto il tempo per risollevare una squadra che ha tutto per far bene.
Che poi intendiamoci, che senso avrebbe buttare all’aria tutto cambiando allenatore? Per prendere chi poi?
L’Inter dello scorso anno, a detta di tutti, per diversi mesi ha offerto il miglior calcio della Serie A. La Lazio di Inzaghi è stata l’unica squadra (insieme a tratti al Napoli di Sarri) a mettere i bastoni fra le ruote alla super Juve quando le milanesi erano impantanate nelle retrovie dell’anonimato.
Difficile pensare che tutto d’un tratto si sia imbrocchito, ma di sicuro in questo momento dà l’idea di attraversare una fase complicata e di essere andato in confusione. Un conto è allenare nella ‘comfort zone’ biancoceleste dove ha vissuto tutta la sua carriera, un altro è allenare l’Inter dove le pressioni sono enormi e dove mezzo passo falso è vissuto come una tragedia.
Le richieste della dirigenza
Ecco perché Marotta e Ausilio auspicano che alla ripresa Inzaghi dimostri di meritare la panchina dell’Inter mettendoci del suo, apportando anche delle modifiche tattiche. Del resto il rinnovo è stato un segnale di fiducia totale a fine estate. Il tanto vituperato Conte ad esempio in un momento di difficoltà adottò il doppio play con Brozovic ed Eriksen, e da lì cambiò la stagione dei nerazzurri. Certo serve anche una condiziona atletica non più approssimativa, con gente che corre, scatta e si sacrifica fino al 94’.
Milan-Napoli è stata indicativo in questo senso, non può essere solo un caso che la squadra sembri zavorrata.
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