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Inter-Juventus, più che avversari: una rivalità eterna. La storia del Derby d’Italia

Marco Astori

Il 18 novembre 1945, al­l’Arena di Milano, si gioca la prima sfida del dopoguerra. In mezzo alle macerie si prova a sopravvivere e il calcio fa la sua parte. Ma diventa, nel caso spe­cifico, occasione per una vera e propria rivolta popolare. Suc­cede che la Juve è in vantaggio 2-­1 a pochi minuti dalla fine, domina (e merita il successo), ma all’improvviso l’interista Penzo realizza il gol del pareg­gio. I bianconeri protestano: il pallone non è entrato comple­tamente in rete, gridano. Il pubblico, tutto di fede neraz­zurra, si fa minaccioso: scende dalle gradinate e fa capire al­l’arbitro Scorzoni che è bene convalidare il gol. Gli ultimi minuti si giocano con la gente a bordo campo, in un clima da guerra civile. Per fortuna le tensioni, figlie del conflitto e del dolore, si placano e nel pe­riodo successivo Inter contro Juventus torna a essere una partita di pallone: sentita, combattuta, ma sempre e solo una partita.

Il 4 aprile del 1954, ad esempio, i nerazzurri inflig­ gono uno storico 6­0 alla Ju­ventus, però i giocatori escono stringendosi le mani, e i vinci­tori consolano i vinti. Omero insegna: Achille restituisce a Priamo il corpo di Ettore. La pietas è un valore fondante del­ lo sport, anche se a dir la verità Omar Sivori, forse perché ar­ gentino e dunque a digiuno di epica, non sembra curarsene troppo. Nel 1961, dopo un’infi­nita polemica, la Federcalcio guidata dal presidente bianco­nero Umberto Agnelli ordina che Juventus­Inter venga rigio­ cata: i nerazzurri di Moratti Se­nior, per protesta, mandano in campo la squadra dei ragazzi­ni. I bianconeri infieriscono: 9-­1, con 6 gol di Sivori che pare assatanato. Ma Sandrino Maz­zola, autore dell’unica rete in­ terista in quella maledetta par­ tita del 1961, si rifà due anni più tardi: timbra l’1­0 con il quale gli Herrera Boys vincono in casa della Juventus, e quello sarà il suc­cesso decisivo per il primo scu­detto del Mago.

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