Se l’Inter, figlia prediletta della ricca borghesia milanese, negli anni Sessanta balla il twist e vi ve il momento della gloria assoluta, in quello stesso periodo la Juventus si fa operaia: manda giù bocconi amari, ma la crisi sociale alle porte impone alla famiglia Agnelli di non investire troppo nel calcio. I tifosi, in gran parte, sono operai della Fiat, venuti dal sud a cercare fortuna. La politica aziendale è chiara: prima gli stipendi ai lavoratori, poi il divertimento. Tuttavia ciò non vieta di togliersi qualche sfizio, come accade nel 1967. L’Inter si suicida a Mantova e la Juventus ne approfitta portandole via lo scudetto da sotto il naso e chiudendo di fatto l’epoca d’oro di Helenio Herrera.
copertina
Inter-Juventus, più che avversari: una rivalità eterna. La storia del Derby d’Italia
E’ in questa occasione che Brera definisce «derby d’Italia» la sfida tra Inter e Juventus, considerando le due squadre come le più rappresentative del nostro calcio. Poi vengono gli anni Settanta e gli anni Ottanta che per i nerazzurri sono un lungo passaggio in Purgatorio, spesso costretti ad assistere ai trionfi juventini, magistralmente costruiti da un dirigente abile e competente come Boniperti. E’ lui, più di altri, più di Platini e di Zoff, più di Gentile e più di Bettega, a far diventare la Juventus quello che la Juventus dev’essere se condo il desiderio dell’Avvocato Agnelli: una squadra per la quale il risultato non è importante, ma è tutto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA