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Inter, la solidità nasce in spogliatoio: “Inzaghi leader, impossibile litigare con lui”

Marco Astori Redattore 

Inzaghi, infastidito dal ruolo di favorito e scocciato per il ko di Bastoni, ha una dote di natura: riesce con un sorriso a smorzare qualsiasi tensione o conflitto

Nasce dallo spogliatoio la grande coesione dell'Inter di Simone Inzaghi: il tecnico, come scrive il Corriere dello Sport è leader e mediatore e punta lo scudetto per consacrarsi in modo definitivo. Scrive il quotidiano: "Inzaghi, infastidito dal ruolo di favorito e scocciato per il ko di Bastoni, ha una dote di natura: riesce con un sorriso a smorzare qualsiasi tensione o conflitto. E’ sempre stato guidato, sul campo da centravanti e in panchina da allenatore, da uno spirito positivo. In queste ore di preparazione al derby d’Italia con la Juve, atteso come una finale perché la rivalità in famiglia con Allegri dura da una vita, ha trasmesso tranquillità allo spogliatoio. Lo scudetto cancellerebbe l’ombra del sorpasso del Milan nel 2022 e completerebbe un ciclo in cui ha già vinto due Coppe Italia, due Supercoppe e fatto sognare il popolo nerazzurro con una finale di Champions. Niente male. Se aggiungete che per il quarto anno di fila (il primo con la Lazio, i tre successivi con l’Inter) ha guadagnato l’ingresso tra le prime sedici d’Europa, capirete perché Simone va inserito nella scia dei tecnici più celebrati.

Gli mancano Ancelotti, Guardiola e Flick, ma da Klopp a Mourinho, passando per Conte, Sarri e Spalletti, ha battuto tutti gli altri. Non ha mai preteso le luci della ribalta. Del gruppo è leader, capitano e mediatore in modo discreto, non evidente. Teorizzava le dinamiche tra allenatore e squadra nella tesi discussa al Master di Coverciano nel 2014: «La coesione determina». Impossibile litigare con Simone. Gli passa subito, non è un rancoroso. Da giocatore era benvoluto. Da tecnico si impone con intelligenza e carisma. Sa essere ironico con i suoi calciatori, ma anche deciso. Una volta appese Hoedt al muro dello spogliatoio di Napoli, due anni dopo accettò di riprenderlo alla Lazio. Era stato capace di corteggiare Lukaku e convincerlo a tornare all’Inter, ma non esitò a lasciarlo fuori a Istanbul, perché Dzeko gli aveva dato l’anima. Prima della sosta, spiegava il segreto della partenza nerazzurra: «I ragazzi lavorano bene insieme dal 13 luglio. Insieme deve essere la nostra parola». Il gruppo come mantra.

Chiarezza e credibilità i criteri cardine. «I giocatori che incontrano difficoltà a identificarsi con la squadra avranno problemi a stabilire relazioni positive con gli altri membri» scriveva nella tesi. Il progetto va condiviso. Marotta l’ha aiutato a crescere e maturare. L’ascolto è un’altra dote. Simone divide e rispetta i ruoli dello staff, ma anche dei giocatori. Ognuno sa qual è il suo compito all’Inter. Le scelte tecniche seguono l’architettura del 3-5-2 e dei due titolari per ogni ruolo, in cui viene delimitata la concorrenza. Esempi: recuperato Brozovic, pur essendosi accorto che Calha e Mkhitaryan funzionavano meglio, riportò il turco nel ruolo di mezzala. Quest’anno, quando si è fatto male Arnautovic, non ha mai rinunciato alle due punte. Frattesi lo sa, viene dopo Barella. Asllani è il cambio in regìa e così via. Precisione geometrica, forse monotona, ma gestione indiscutibile. La solidità dell’Inter nasce dentro lo spogliatoio". 



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