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-Come mai non dici Milan?
Va beh, li hai nominati tu. Per noi è stata una cosa incredibile, meravigliosa, non era mai successo, ci è capitato e ne abbiamo approfittato. Poi le due stelle, siamo nella storia di questo grande club ed è importantissimo per noi.
-Il giorno del derby pioveva a dirotto...
Il giorno della partita siamo usciti ad allenarci come sempre, anche nel giorno del derby siamo stati a fare palle inattive e uscite dal basso, abbiamo preparato la partita come sempre. Ti sciogli un po' l'ansia, abbiamo preparato la partita presto. È stato un giorno particolare, speciale che non dimenticheremo mai.
Era la stessa foto che avevo fatto al Mondiale, la volevo anche con l'Inter.
-Come mai ti chiamavano Toro?
Gioco come punta centrale ma nel modulo che abbiamo all'Inter cambio costantemente, vado a giocare anche più vicino ai miei compagni, ma mi chiamavano Toro per la forza già al Racing.
-Questo campionato arriva dopo la sconfitta nella finale di Champions: anche le sconfitte servono...
Sì certo, quel cammino in CL è stato fondamentale. Arrivare in finale in quella competizione è difficile perché ci sono giocatori e squadre fortissime e non è facile arrivare in fondo. Abbiamo fatto fin dall'inizio ottime partite in campi difficili.
-Il gol più bello dei tuoi 177 segnati (128 in nerazzurro.ndr?)?
Quello in semifinale di CL contro il Milan per quello che contava la partita, una semifinale di CL che arrivava dopo tantissimo tempo.
-Sei anni fa sei arrivato dal Racing su segnalazione di Milito, in pratica gli hai dato il cambio?
Nel 2018 gli ho dato il cambio nel Racing, una cosa che rimane nel cuore. Mi ha dato una grande mano, avevo 18 anni e lui arrivava dall'Inter e mi ha insegnato tanto.
-Poi hai preso la 10...
Io giocavo con la 10 in Argentina, ho chiesto ad Ausilio se potevo usarlo, mi hanno detto ci pensiamo un attimo ma mi hanno dato la 10 quando sono arrivato a Milano.
-Maradona?
Non ho avuto la possibilità di conoscerlo, conosco il suo procuratore, ma Diego poi è stato male.
-Amico di Messi?
Siamo compagni. Stiamo parlando di un giocatore che ha segnato il calcio, anche in allenamento vedi cose che ti sembrano strane, gioca un altro sport, a volte si inventa cose che non hai mai visto e ogni volta fa una cosa nuova. È un animale da competizione, non molla niente.
-Le tue vittorie con l'Inter e l'Argentina: c'è un sogno ancora dopo la Coppa del Mondo?
Manca la Champions.
-Papa Francesco l'hai mai conosciuto?
No, ma so che è un tifoso dell'Argentina, mi farebbe piacere incontrarlo. Quando ho un po' di tempo voglio andare e certo deve avere tempo anche lui, principalmente lui.
-Sei nato a Bahia Blanca e ricordi che il pallone c'era sempre...
Mio papà giocava, sì. Mia nonna è una delle prime calciatrici che ha giocato nella mia città, era la mamma di papà e io seguivo lui, ha fatto il professionista in Serie B per tre anni. L'amore per questo sport, disciplina e rispetto me l'ha insegnati lui. Non era un papà che mi stava tanto addosso, mi ha lasciato libero di fare e mi dava i suoi consigli, ma mi ha sempre rispettato, me come i miei fratelli.
-Adesso corri per Nina e Theo?
Mi hanno cambiato la vita, cercherò di insegnargli i valori, di farli crescere con umiltà e rispetto, nel rispetto della famiglia, dell'amore, i valori veri.
-Hai esordito dal Liniers?
Sì, avevo 15 anni. Sempre sobrio nel look ma lì prima dell'esordio ti tagliavano i capelli...
-Fino al 2026 contratto con l'Inter: rinnovo o vieni a lavorare al nove?
Vengo a lavorare con te...
-Sei la bandiera dell'Inter, quindi per il rinnovo...
Si dice così. Da che sono arrivato all'Inter tutta la gente che lavora qui, tutti i tifosi mi hanno trattato in maniera speciale e sono grato di questo. Da quando ho iniziato a giocare a calcio dico sempre che non si sa mai, ma so che a Milano sto bene e ho volontà di rinnovare con l'Inter e spero che si possa chiudere questa cosa.
-Ti arrabbi per tutto?
Prima dei miei figli si, poi sono arrivati loro ed è cambiato tutto, sono cambiate le priorità, sono cambiato io. Un messaggio per loro? Che li amo tanto e che dedico anche questa ospitata a loro.
-Si può provare a descrivere cosa si prova quando si vince lo scudetto?
Io mi sono ricordato tanto di due anni fa, di quell'estate in cui ero arrabbiato, ti vengono immagini in testa, sensazioni. Pensi subito ai figli, ho cominciato a vincere da quando è nata Nina, mia figlia, tre anni fa. Messaggio per Agus sul terzo figlio? E lo vogliono i tifosi (ride.ndr).
E così l'ultima battuta e della moglie: "E quindi lo facesse con i tifosi il terzo figlio". Rose rosse per lei e applausi per l'argentino che ha portato a Fazio due maglie dell'Inter autografate. Sono per i figli del conduttore, che tifa da sempre Sampdoria, ma i figli, entrambi, hanno scelto l'Inter.
(Fonte: NOVE)
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