- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
copertina
Grande delusione per l'Inter di ritorno da Napoli. I nerazzurri hanno espresso un buon gioco, ma non hanno conquistato la finale, complice anche la scarsa vena di Lukaku e Lautaro. L'argentino è stato il peggiore in campo e su di lui pesano da tempo le voci di mercato provenienti da Barcellona.
"Lautaro competitivo lo è diventato, anzi lo è stato nella prima parte di stagione. La sua ultima rete è del 26 gennaio. I primi cinque mesi, con ben 16 reti firmate tra campionato e coppe, sono stati da Toro scatenato. Oggi l’argentino pascola mansueto come un agnello nelle aree di rigore avversarie. L’involuzione è iniziata con le due giornate di squalifica che gli fecero saltare il derby. Al ritorno contro Lazio e Juve non c’era già più con la testa, distratto dalle lusinghe a scena aperta di Leo Messi e dal possibile passaggio al Barcellona. L’accordo è ancora da sottoscrivere, ma 90 milioni più un giocatore, Vidal è sempre nei pensieri di Conte, possono bastare per separarsi", spiega il Corriere della Sera.
"Alla fine della stagione mancano ancora 13 partite di campionato e tutta l’Europa League, Lautaro deve decidere chi vuole essere. Conte in settimana proverà a parlargli. Il tecnico lo ha fatto esplodere, lo ha messo nelle condizioni di nuocere, è riuscito nell’impresa non facile di farlo convivere con Lukaku: in sostanza ha reso un 22enne con del potenziale un giocatore fatto e finito, da 111 milioni e da Barcellona. Lautaro ha due strade, tirarsi indietro o ripagare Conte e l’Inter. Non bastano cinque mesi ad alto livello per diventare un giocatore internazionale e giocarsi una maglia da titolare con gente come Suarez e Griezmann.
Il posto all’Inter ora il Toro può anche rischiare di farselo soffiare: c’è fiducia nella sua ripresa, ma non è a fondo perduto. Tra gli errori del centravanti quello di non aver mai proferito verbo sulla possibile cessione al Barcellona, una scelta che ha solo amplificato i dubbi sul rendimento. L’attaccamento alla maglia non esiste, quello alla causa è decisivo. Si esce dalla crisi solo con i gol, un atteggiamento maturo (poche volte mostrato), e la voglia di lasciare un buon ricordo, non solo un assegno pesante", aggiunge il quotidiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA