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Si è discusso tanto, forse troppo, sulle qualità e soprattutto sui limiti di Romelu Lukaku prima e dopo il suo approdo all'Inter. L'estate scorsa la dirigenza nerazzurra lo ha fortemente voluto, su insistente pressing di Antonio Conte, arrivando a concludere l'operazione più onerosa della sua storia. Ciò non ha soddisfatto lì per lì parte dell'ambiente e non solo.
C'è chi riteneva fossero troppi gli 83 milioni complessivi sborsati e che tutto sommato l'attaccante belga non avrebbe avuto argomenti validi per reggere il confronto con il partente Icardi, messo alla porta dopo le arcinote vicende. Una barzelletta che ha presto smesso di far ridere. Il partito degli scettici si è sciolto come neve al sole col passare del tempo, colpito dalla serie di gol messi in fila dall'ex United come montanti sferrati ad un pugile inerme nel proprio angolo. I numeri collezionati fino ad ora mettono in serio imbarazzo chi riteneva che Romelu fosse un attaccante come tanti altri. 23 gol alla sua prima stagione, dietro soltanto a Nyers e Ronaldo. Score impreziosito dal grosso dispendio di energie per essere sempre nel vivo del gioco e la consistente dose di leadership mostrata. Un mix che lo colloca di diritto tra gli attaccanti più forti al mondo.
AVANTI COSÌ - Il bello è che Big Rom ha ancora margini di miglioramento, nonostante questa sia la sua miglior stagione in carriera. Segna in tutti i modi, ma forse può imparare a gestirsi meglio nell'arco di alcune partite. E' capitato talvolta in stagione che il numero 9 nerazzurro sia arrivato con poca lucidità su alcuni palloni e abbia sbagliato qualche occasione nitida. Un po' quello che è successo all'Inter in generale. Passaggi a vuoto che, per quanto limitati, sono costati dei punti. Il prossimo anno il margine di errore sarà ancora più ridotto, ma altri mesi di lavoro agli ordini di Antonio Conte serviranno a Lukaku e ai compagni per allenare ulteriormente la mentalità che una squadra di grandi ambizioni come l'Inter deve possedere dal primo all'ultimo pallone giocato in qualsiasi gara di qualsiasi competizione.
DA RIVEDERE - Lezioni che serviranno a tutti. In particolare ci si augura che giocatori come Christian Eriksen e Marcelo Brozovic, qualora dovessero entrambi restare ad Appiano Gentile, siano in prima fila e con orecchie dritte. Il danese non incarna per caratteristiche il tipo di calciatore che Conte vorrebbe alle spalle dei due attaccanti, ma disponendosi con il giusto atteggiamento potrà avvicinarsi sensibilmente alle richieste del suo allenatore. Discorso diverso per il croato, indispensabile fulcro della manovra nel biennio Spalletti. La sua situazione nelle ultime settimane è cambiata e una cessione sembra ipotesi molto meno remota. Brozo potrebbe aver percepito un calo di fiducia nei suoi confronti. Questa potrebbe essere la causa dell'atteggiamento scostante riemerso a tratti contro il Genoa.
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