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Inter, Lukaku: “Volevo il rinnovo e sono andato via. Juve o Milan? Mai. Inzaghi top”

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L'intervista integrale del belga a Sky Sport: "Spero dal profondo del cuore di tornare all'Inter, non a fine carriera ma a un livello ancora buono"

Marco Astori

Romelu Lukaku, ex centravanti dell'Inter oggi al Chelsea, ha rilasciato una lunga e importante intervista ai microfoni di Sky Sport, dove ha parlato del suo rapporto coi nerazzurri, del suo addio e non solo. Queste le sue parole.

Come stai?

Fisicamente sto bene, ancora meglio di prima. Questa è una cosa che, dopo 2 anni in Italia dove ho lavorato tantissimo con la squadra dell'Inter e i preparatori, rimarrà con me per sempre. Non sono contento con la situazione al Chelsea, è normale. Penso che il mister ha fatto una scelta, ha cambiato modulo ma io non devo mollare, continuo a lavorare, sono un professionista. Non sono contento, è normale, ma sono un lavoratore e non devo mollare. E' un momento in cui il Mister credo possa farmi giocare di più, ma rispetto le sue scelte: devo solo lavorare e aspettare il mio momento. Stiamo cercando di trovare un modulo in cui possiamo trovarci e per aiutare al meglio la squadra: ora siamo in una zona in cui la situazione è un po' complicata. Il Mister ha fatto una scelta, io devo continuare a lavorare: a un certo punto parlerò con Tuchel per vedere la situazione.

Sembra passata una vita da qualche mese fa...

E' passato di tutto. Non doveva andare come è successo, come ho lasciato l'Inter. Come ho comunicato con i tifosi, mi dà fastidio. Non è il momento giusto adesso ma neanche quando sono andato via era il momento giusto. Ora è giusto parlare, ho l'Inter nel cuore e tornerò a giocare là. Lo spero veramente. Sono innamorato dell’Italia, questo è il momento di parlare e di far sapere alla gente cosa è successo veramente senza parlare male delle persone perché io non sono così.

Hai vinto lo scudetto ed eri in mezzo alla gente. Eri una cosa sola con Milano?

Penso sempre a Milano, per me è lì ci sono i momenti migliori che ho passato in carriera. Ringrazio i compagni perché fin dal primo giorno sono sempre stati a disposizione. Ringrazio lo staff di Antonio Conte e anche Simone Inzaghi per il mese passato insieme: sono sempre stati a disposizione. Anche i dirigenti, top. Ma i tifosi dell'Inter sono i migliori del mondo.

Allora perché è finita?

Sai, come calciatore io sono cresciuto come tifoso del Chelsea, è la mia squadra del cuore: ci sono anche immagini di quando sono andato con la scuola a Stamford Bridge a 15 anni. Poi ci sono andato a 18 anni ma non è andata bene: nella mia testa però avevo sempre quella sfida. Io sono così: io cerco sempre di affrontare la difficoltà, non so perché. E' sempre stato così, mi stimola: trovo qualcosa dentro di me per aiutare la squadra col mio gioco. Quando ero all'Inter, dopo il primo anno ho rifiutato un'offerta del Manchester City: era più alta di quella del Chelsea. Io non volevo, non era il momento: era il primo anno e non potevo lasciare l'Inter: volevo fare qualcosa di buono perché l'Inter mi ha salvato la carriera.

Io ero dentro un tunnel a Manchester, stavo male: per l'Inter ero un grande investimento e abbiamo fatto grandi cose insieme. Poi quando abbiamo vinto lo scudetto sono andato dai dirigenti e ho chiesto un rinnovo: ho 28 anni e la mia famiglia si sentiva molto bene a Milano, ho ancora l'appartamento lì. Volevamo vivere tutti lì. Però non hanno voluto, non c'era la possibilità: per me era difficile da accettare. Nella mia testa ci sono tre squadre nel calcio che sono il top assoluto: Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco. Tutti sognano di poterci giocare: io dico la verità, pensavo di fare la mia storia con l'Inter, ma se ci fosse stata la possibilità un giorno di giocare per uno di questi tre club, sarei andato.

Ma prima volevo il rinnovo, così ero ancora più felice: dopo due anni in cui avevamo fatto grande cose, era per continuare questa crescita. Ma non parlo solo di me: di Lautaro, Barella, Bastoni, Skriniar, tutti quelli con cui sono cresciuto. Non è successo e dopo mi sono detto: se non succede, c'è solo una squadra in cui mi immagino, il Chelsea. Non pensavo di andarci, fino al momento in cui loro sono arrivati: sono andato da Inzaghi, abbiamo parlato e lui è stato bravissimo con me, dall'inizio alla fine lui e il suo staff sono stati veri uomini. Anche tutta la società. Però mi ha dato fastidio non aver provato a fare un rinnovo: mi ha fatto male.

Tu saresti rimasto col rinnovo?

Sì.

Non è stata una questione disoldi?

No, è stata una questione di momenti, fiducia e sfida: la cosa di non aver vinto in Inghilterra in otto anni mi dava fastidio. Avere una possibilità di tornare qui nella squadra per cui tifavo, era difficile dire no.

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In un altro momento forse non sarebbe successo nulla.

Sarei rimasto al 100%. Non dobbiamo parlarne: Conte è andato, Hakimi è andato. C'era qualche rumor sulla società in difficoltà, anche lì io non ho detto niente e ho avuto sempre un buon rapporto con la società, i tifosi e mister Inzaghi. Lui mi ha chiamato dopo che la società lo ha annunciato: ha chiamato Samir Handanovic e poi ha chiamato me. Io ero a fare un giro con gli amici e mi ha spiegato come voleva giocare con me: io lo conoscevo perché allenava mio fratello e lui mi ha sempre detto cose belle su di lui. Inzaghi come rapporto umano e come allenatore io lo metto al top, anche se non abbiamo passato tanto tempo insieme.

L'Inter la segui?

Sempre. Le guardo tutte: quando l'Inter ti tocca, è diverso.

Tu avevi capito in quel mese che l'Inter sarebbe andata bene?

Sì perché l'esperienza dell'anno scorso ha aiutato molto la squadra: vincere quello scudetto ha aiutato la squadra per fare un grande step a livello di mentalità. Inzaghi tatticamente è forte, le sue squadre hanno fatto sempre moltissimi gol. Io sapevo che lui potesse dare questo step in più alla squadra: non gioca più come prima, gioca di più, tanti giocatori fanno gol. Calhanoglu sta facendo bene, sono contento per lui. La squadra ha fatto lo step di gestire le partite.

L'Inter è più forte dell'anno scorso?

Non mi piace fare paragoni. Quella di adesso, dobbiamo essere onesti, gioca davvero bene, è prima in classifica e ti giuro davanti a Dio che spero che quella squadra vinca, sono i giocatori a cui voglio sempre bene perché è grazie a loro che sono Romelu Lukaku di oggi. Io spero veramente che continui a vincere e crescere: l'Inter deve essere una squadra top che merita il meglio per me. Io spero che dopo la pausa continuino a vincere le partite, non si sa mai cosa succede nel calcio.

Ti manca in campo Lautaro?

Sì perché Lauti era un con cui non dovevo parlare troppo: io potevo morire in campo per lui. Lui al Chelsea? No resta lì, torno io. Dal primo giorno in cui l'ho guardato, sapevo che avremmo fatto grandi cose. Ha un gioco che per me era top: ogni volta che ricevevo la palla, sapevo di avere uno che avrebbe ammazzato tutti. Io potevo dribblare 3-4 giocatori, lui era davanti alla porta. E se lui voleva una sponda, poteva sempre cercarmi: veniva naturale. Anche il fatto di parlare spagnolo, ha aiutato. Abbiamo fatto tanti gol e vinto insieme: questo è l'importante. Lautaro è il top tra i compagni avuti. La top 3? Lautaro, De Bruyne e Hazard, l'ho visto fare delle cose...

Conte?

Abbiamo parlato, parliamo tantissimo, non solo di calcio. Mi ha fatto male il suo addio: io ero a Dubai, mi aveva scritto per dirmi che andava via. Per me è stato uno dei momenti più difficili. Fosse rimasto? Non sarebbe cambiato niente: con Inzaghi c'è continuità per vincere, ha vinto con la Lazio. Sapevo che ci fosse possibilità di vincere con Inzaghi: non è per l'addio di Conte, ci fosse stato il rinnovo, avremmo parlato a Milano e non qui a Londra. Conte può fare quello che ha fatto in Serie A, ma sa che il Chelsea è forte (ride, ndr). Averlo come avversario è uno stimolo per me per fare meglio: vincere contro chi ti ha dato tutto sarà bello. Io non ho mai vinto contro Conte: è una sfida per me. Conte per me è stato grandissimo, mi ha aiutato a livello mentale per non mollare e lottare fino alla fine. Lavorare tanto e come essere professionista in campo e fuori.

Il segreto per trovare il feeling con te è darti attenzioni e stimolarti?

Sì, con me così trovi una buona reazione. I giocatori l'hanno capito: facevano tutto per farmi incazzare, specialmente Barella, che è il peggio di tutti, poi Handanovic e Brozovic. Sensi anche: dopo era uno stimolo in campo, funziona sempre.

Se qualcuno ti provoca, ti stimola. Penso al litigio con Ibrahimovic.

E' così, se mi cerchi, arrivo.

Eriksen?

E' stato un momento veramente difficile per me: io ho passato più tempo con quella squadra che con la mia famiglia. Quando dico che quei giocatori sono fratelli per la vita, dico la verità. Quando è successa la cosa di Eriksen, mi ha fatto veramente male: la sua camera era di fianco alla mia nel centro sportivo. Giocavo con lui sempre alla PlayStation. Io spero che lui si senta bene e che riprenda la vita normale, che giochi o non giochi: deve essere contento con se stesso. Io voglio che riprenda una vita normale perché è un uomo d'oro: non parlava tanto in spogliatoio, ha imparato l'italiano ed è stato importantissimo per noi. Quando il mister ha trovato il modo per farlo giocare con Brozovic col doppio vertice basso, lui si è trovato bene e l'abbiamo visto crescere. Per me la partita più difficile è stata quella con la Danimarca tre giorni dopo. Non l'avrei mai fatto, non ho dormito per tutto l'Europeo: abbiamo visto che ci sono cose più importanti del calcio.

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Se ti chiamassero Juve e Milan?

Mai, mai, mai, mai. Trattativa con la Juve? Ci hanno provato, sì. Ma quando ho saputo che Conte sarebbe andato all'Inter, è stata la cosa che mi ha fatto arrabbiare con il mio procuratore: non volevo parlare con la Juve perché in Italia c'era solo l'Inter per me. E' sempre stato così. Ho parlato con loro perché non avevo ancora ricevuto l'offerta dell'Inter: ma dopo la notizia di Conte ad aprile, sapevo ci sarebbe stata la possibilità. Ho aspettato fino alla fine che Zhang facesse l'offerta: io ho detto allo United "mai alla Juventus", anche in caso di offerta migliore. E' chiaro che in futuro, quando tornerò in Italia, o gioco per l'Inter: o torno all'Anderlecht.

Un messaggio ai tifosi?

Primo, voglio chiedere scusa ai tifosi dell'Inter. La maniera come me ne sono andato, doveva essere in un altro modo. Dovevo parlare prima con voi tifosi perché le cose che voi avete fatto per me, per la mia famiglia, per mia madre, per mio figlio, sono cose che rimangono per me per sempre. Spero dal profondo del cuore di tornare all'Inter, non a fine carriera ma a un livello ancora buono per sperare di vincere di più. Questo è il mio sogno e spero che voi capiate il perché sono venuto qui: per la sfida che volevo fare. Grazie ai tifosi italiani per il rispetto e per l'amore: giocare in Serie A è stato un sogno che è diventato realtà. Speriamo di  vederci tra qualche anno. Peace and love.

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