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(Gazzetta dello Sport)
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Sulla carta non c'è partita, ma il calcio ci ha spesso insegnato che nulla è scontato. A Istanbul l'Inter avrà il difficile compito di fermare l'armata di Guardiola. Compito non facile e non è un caso che nelle ultime settimane si sia parlato del match come Davide contro Golia. In questa stagione sono poche le sconfitte del Manchester City: 7 in 60 partite. Una macchina quasi perfetta che poche volte si è inceppata. "Esclusa l’ultima con il Brentford - con la Premier già in tasca - l’ultimo ko vero risale a inizio febbraio, contro il Tottenham di Antonio Conte. Prima, con Brentford e United all’andata. Con l’asterisco: sono arrivate tutte prima dell’ultima invenzione di Guardiola, cioè Stones difensore/mediano invece del terzino/mediano", sottolinea la Gazzetta dello Sport.
"Più chili, più centimetri, più esperienza, meno spazi lasciati dietro. Con questa soluzione, il City ha praticamente cominciato a dare almeno 3 gol più o meno a tutti. Il Tottenham, dunque. Conte ha difeso con il 5-4-1: i due quinti molto bassi, le ali in ripiegamento all’altezza dei due mediani per una linea molto stretta per ostruire le ricezioni sulla trequarti. Il baricentro però non è stato da catenaccio: se si abbassa troppo, le punte esterne raddoppiano sulle ali di Pep".
"Gli Spurs però non avevano rinunciato alla pressione alta: così è arrivato il gol di Kane dopo uno scippo a Lewis in costruzione bassa (ma lì adesso c’è Stones). Pressare alto tra l’altro significa esporsi al rischio di far saltare la prima linea, e in quel caso il City va in porta. Altre cose che danno fastidio: le corse palla al piede che spezzano le linee, perché il City fa più fatica a ricorrere al fallo, i tagli dell’attaccante centrale davanti a un difensore centrale e dietro l’altro che scivola sull’attaccante esterno che va in profondità. Un movimento che Lukaku conosce alla perfezione".
"In Champions i nerazzurri hanno il secondo maggior numero di tiri arrivati in contropiede (12), dietro solo al Milan (13). Occhio però: abbassarsi troppo significa esporsi a Haaland, che ama appostarsi sul secondo palo, e ai tiri da lontano. Se però l’equilibrio regge, il City si sbilancia anche con entrambi i terzini. E lì c’è spazio per colpire alle spalle. C’è da aggiungere che sulle marcature preventive e sulla copertura dello spazio davanti alla porta il City a volte lascia a desiderare. E poi ci sono i piazzati, situazione in cui anche le alchimie di Pep possono poco".
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