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L’Inter non ha alternative all’altezza dei 12-13 titolarissimi, e nelle situazioni complicate fatica a cambiare marcia o a inventare qualcosa di diverso dalla trequarti in avanti. Secondo La Gazzetta dello Sport l’allarme va preso tremendamente sul serio dopo lo sconcertante secondo tempo di ieri pomeriggio, a maggior ragione con una classifica ancora molto buona e il mercato di gennaio alle porte, quindi con tutto il tempo per mettersi in «sicurezza» nella corsa Champions. È bastato per esempio un turno infrasettimanale (120’ negli ottavi di Coppa Italia) per mandare in tilt mezzo centrocampo: Vecino e Brozovic appannati, pesanti e senza ricambi concreti (pure Gagliardini aveva 120’ nelle gambe; Joao Mario a casa con la tonsillite). I problemi sono soprattutto a livello di qualità. È necessario un centrocampista-assaltatore che sappia produrre anche centralmente strappi devastanti quando la squadra va in difficoltà (Ramires? Barella?). Manca poi talento puro a ridosso dell’area avversaria. Candreva e Perisic hanno peso, cuore e gamba, sono a tratti immarcabili a campo aperto, ma non creano superiorità numerica dal nulla, e vanno pescati nello spazio per poter scatenare tutti i loro cavalli. Karamoh? Acerbo, leggerino, ha bisogno di tempo. Il mercato propone oggi Pastore e Verdi, buone carte nell’immediato, ma di sicuro gli scout nerazzurri avranno anche altri nomi sul taccuino. Quando di fronte trovi muri solidi, organizzati, è con i «giocatori diversi» che puoi venirne a capo: la Juve ha Dybala, Cuadrado, Bernardeschi e Douglas Costa; il Napoli è un flipper coi vari Insigne, Mertens e Callejon; la Roma inventa grazie a Perotti, Nainggolan, Gerson e Schick.
La voce dovranno alzarla soprattutto i dirigenti di base a Milano. Pare che Sabatini ci abbia già provato senza troppo successo nel suo ultimo blitz a Nanchino: il problema è di strategia rispetto ai paletti del FairPlay finanziario. Entro il 30 giugno l’Inter dovrebbe incassare circa 60 milioni in plusvalenze per evitare multe o sanzioni Uefa. E Zhang Jindong ha allora confermato la politica dell’autofinanziamento a gennaio, con l’obiettivo di fare cassa nella seconda parte della stagione attraverso nuovi ricavi (sponsor), potenziali cessioni e l’eventuale possibilità di anticipare a bilancio una parte dei premi Champions. La via alternativa? Investire subito (a gennaio non ci sono di fatto limiti), alzare quindi il valore della rosa e affidare poi a Sabatini e Ausilio il compito di far tornare i conti prima di luglio con una serie di cessioni ben mirate. Ed è forse questa l’unica soluzione in grado di far sognare in grande il popolo nerazzurro, una strada che non ha fra l’altro segreti per Sabatini, vero re delle plusvalenze.
(Fonte: Mirko Graziano, La Gazzetta dello Sport 17/12/17)
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