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Inter, Materazzi: “Bastoni bello e interista. Mou, il Triplete e la frase a Zidane…”
Marco Materazzi, ex difensore dell'Inter, ha concesso un'intervista ai microfoni del podcast "Italian Football TV". Queste le sue dichiarazioni, partendo dalla sua rivalità con la Juventus: "La rispetto ma sportivamente odio la Juventus. Io c'ero a Cardiff e a Berlino quando persero: il mio cuore batteva fortissimo, se avessero vinto sarebbe stato brutto".
"Spero possiamo vincere: ora le italiane sono ai quarti e tutto può succedere. Il Benfica non è facile, è in un buon momento e in Portogallo fanno calcio. La Champions è la Champions, ma io credo in San Siro, lì l'atmosfera è bellissima. L'Inter? Ha perso dieci partite, non è normale: ma San Siro è San Siro. Il problema secondo me è la regola diversa: oggi se segui fuori non vale doppio, per le italiane non è facile. Quando noi andiamo fuori, facciamo un gol e gestiamo: non è facile".
"Bastoni: è bello, è interista. Ha un solo problema: non segna molto. Io in 35 partite facevo almeno 5 gol, altrimenti per me era una stagione negativa".
"Io amo l'adrenalina, la pressione. In finale la palla era pesantissima, pesava 10 kg. Solo in due rigori ho pensato a dove tirare: in quello e in Perugia-Torino negli spareggi. Quando ero piccolo il mio allenatore mi diceva di tirare il rigore tra il palo e il paletto, è sempre gol. Io sono stato fortunato perché il portiere era piccolo, Barthez è grosso ma piccolo: tra il palo e il paletto non l'avrebbe mai presa. Non è stato facile perché la mia idea era: se un difensore segna nella partita, sbaglia il rigore, è successo tante volte.
Quei 40 metri sono stati lunghissimi. Misi il pallone a terra e l'arbitro mi disse che era nella posizione sbagliata: tutto lo stadio fischiava, dietro la porta c'erano i francesi. Quando segnai dissi che non li sentivi. Non si può descrivere l'emozione: la gente pensa che il mio gol già importante è stato in finale, ma è stato quello con la Repubblica Ceca. Non è stato facile sostituire Nesta, nel 2002 eravamo usciti presto e la gente diceva che non giocavo bene. In Nazionale devi partire da zero in ogni partita: nel club c'è fiducia, tutti lavorano per il club, in Nazionale devi resettare. Il gol con la Repubblica Ceca è stato importante perché così non abbiamo giocato col Brasile".
"Non credo, non sarebbe cambiato niente. Cos'è successo con lui? Sapete cos'è il trash talking, ma il mio è stato niente: lui mi offrì la sua maglia, io gli dissi che preferivo sua sorella. In quel momento non sentii niente perché ero leggero, non me l'aspettavo: se fossi stato in tensione, avrei avuto problemi. Non me l'aspettavo, è stata una pazzia. I giornali mi distrussero, i tabloid a Londra scrissero che io dissi parole davvero brutte: ma io ho vinto contro di loro in tribunale per diffamazione. Quel giornalista era ubriaco. Non ho mai pensato "wow" dopo il rosso, ma quando ero a terra dopo la testata, se non gli avesse dato il rosso non mi sarei mai più alzato: ci sarebbe voluto l'elicottero. Nessuno vide, ma il quarto uomo sì".
"Io non bevo birra, ma nello spogliatoio io ne bevvi 2-3. Poi arrivò il presidente Napolitano e io gliela spruzzai addosso. Si incazzò ma non so perché: pensava che lo spogliatoio fosse come una chiesa. Io ubriaco? Un pochino, ero felice".
"Quando arrivò Mourinho, cambio la mentalità. Eravamo la miglior squadra d'Italia: io ho giocato coi migliori, Batistuta, Ronaldo, Vieri, Veron, Crespo, Zanetti, Samuel, Lucio, Julio Cesar, Stankovic. Non puoi perdere con questi. Ma non riuscivamo a fare quello step per vincere la Champions League: devi essere fortunato, devi gestire i dettagli. Vincemmo la Coppa Italia a Roma con la Roma, eravamo 60mila loro e 20mila noi, non fu facile. Con Mourinho giocai sempre in Coppa Italia, lui credeva in me e lo sapevo: potevo lottare coi leoni perché ero in fiducia.
Poi a Siena, se avessimo pareggiato non avremmo vinto il campionato e il Triplete: Lucio non stava bene e giocai io. E vincemmo grazie a Milito. A Barcellona quando Ibra uscì ed entrò Boia, giocò Cordoba: Mourinho dopo la partita mi scrisse che giocò Cordoba perché Bojan era piccolo veloce. Ma 20 giorni prima di Madrid mi disse che sarei entrato sul 2-0. Come fai a non avere fiducia in lui? Io davo il 200% per lui, c'era un'alchimia speciale. Io giocai 30 secondi a Madrid, ma mi diede l'opportunità di esserci nella finale del Triplete".
"Empatia. Quando arrivò, tutti avevano paura. Nel primo allenamento ci disse che era uno di noi, non il campo: questo creo empatia. Non servono regole per vincere, lui sa gestire i campioni: arrivavi al campo in fiducia. E' simile a Lippi, entrambi creano empatia. Al Mondiale ero riserva di Cannavaro e Nesta, ma pensavo di poter giocarle tutte perché Lippi credeva in me: nelle qualifiche in Slovenia non giocai una partita, lui mi disse che avrei giocato con la Russia. Ma se avessimo vinto con la Slovenia, saremmo stati qualificati, altrimenti no e dovevamo giocarcela mercoledì: noi perdemmo e io pensai che non avrei giocato, che avrebbe giocato Cannavaro perché era il capitano. Arrivammo mercoledì a Parma e giocai io e non Cannavaro. Lui credeva in me.
Mourinho era speciale, sapeva i nomi di tutti i nostri figli e delle nostre mogli. Nessun altro l'ha mai fatto con me. Per me non era una sorpresa, ma per mia moglie sì: quando la incontrò le disse "ciao Daniela". Il saluto con abbraccio a Madrid? Ero triste, gli dissi "vaffanculo" perché mi lasciava con Benitez (ride, ndr). Avremmo vinto ancora lo scudetto di sicuro con lui, la Champions è dettagli: ma con lui ne avremmo vinto almeno un altro di scudetto. Due settimane prima di quella scena io andavo ogni giorno nel suo ufficio a dirgli che non sarebbe dovuto andare via, che avremmo vinto ancora: lui non mi guardò mai negli occhi perché sapeva. Probabilmente se avessimo perso a Madrid, lui sarebbe rimasto. Forse, non sono sicuro. Se gli dissi di portarmi con lui? No no, io volevo restare all'Inter".
"Julio Cesar: Buffon è grande, ma coi piedi non va bene (ride, ndr). Cambiasso, Karagounis, me stesso e Ronaldo il Fenomeno. E anche Messi. Ronaldo è il migliore di sempre. Io gli dissi: "Se mai giocheremo contro, io non conosco le tue finte, vado dritto su di te"".
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