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E anche la gestione della gara ha mostrato pecche non indifferenti: la paura di Simone Inzaghi dei gialli a Calhanoglu e Mkhitaryan lo ha indotto a cambiare quasi totalmente il suo centrocampo titolare, rendendo la squadra ancora più prevedibile e regalando altro campo al Milan. Tutti ci saremmo poi aspettati Zielinski e non Frattesi per Mkhitaryan (dopo l'ottima prova di Manchester), e un cambio in attacco, dove Lautaro e Thuram sono apparsi molto più che appannati. E se lo scorso anno reggeva la scusa dei cambi non all'altezza, ieri Taremi sarebbe stato molto utile per provare a tenere qualche pallone in più su, soprattutto negli ultimi 20', dove l'Inter ha fatto una fatica mortale a giocare. Gestione dunque più che rivedibile nella preparazione (per come il Milan ha sorpreso l'Inter nonostante si conoscesse formazione e modo di giocare già alla vigilia) e nella gestione.
L'Inter non ha la pancia piena. Non ce l'ha e non può averla. Perché non basta uno scudetto per sedersi sugli allori e sottovalutare gli impegni. Però è inevitabile che sia necessaria un'importante sterzata in campionato, perché 8 punti in 5 giornate non è un punteggio accettabile per i campioni in carica. E' apparso chiaro come la squadra abbia tutta l'intenzione di puntare anche ad un cammino più lungo possibile in Champions League, ma il campionato non si può e non si deve prendere sottogamba: anche perché gli avversari quest'anno sono tanti e più agguerriti che mai. Questa sconfitta serva da lezione: la stagione è lunga e gli obiettivi sono tanti, ma vanno tutti affrontati con la stessa fame. Quella da Inter.
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