- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
copertina
Ci sono momenti della vita in cui le scelte hanno un peso specifico diverso, perché rischiano di rallentare o accelerare processi di crescita indispensabili. Tuttavia c’è un’enorme differenza da tracciare immediatamente: scegliere bene significa preferire; scegliere male significa rischiare. E quando lo fai nel calcio, spesso, va male. Non a caso Spalletti prende le distanze, quasi a smarcarsi da una responsabilità che invece porta anche e soprattutto il suo timbro. L’Inter ha voluto Nainggolan con tutte le forze e per averlo ha sostenuto sacrifici, perché in tempi di Fair play finanziario gli investimenti devono essere mirati, quindi, se prendi lui automaticamente ne scarti un altro che magari era in lista. E nella trattativa è finito anche Zaniolo: peccato mortale.
TUTTI COLPEVOLI, NESSUN COLPEVOLE - Ad oggi, portare Nainggolan all’Inter è stata più una colpa che un merito. Sciagurata l’idea di affidare al belga il rilancio di un progetto tecnico finalmente valorizzato dal ritorno in Champions. Anzi, è stata quella stessa qualificazione che ha poi consentito a Spalletti di avanzare pretese, poi assecondate dalla società a mò di premio produzione. Ma parlando del Ninja,Spalletti si defila. Lo difende ma si scansa: «Nainggolan sta recuperando da alcuni problemi fisici. È dispiaciuto e disturbato da questo periodo fatto sotto livello. Ma sono convinto che riuscirà a spiegare a tutti, perché qui quando si è parlato di lui sono stati tutti entusiasti, che l’idea che avevano avuto era quella giusta», ha spiegato venerdì il tecnico toscano nella conferenza stampa in presentazione di Inter-Sassuolo.
MAROTTA STUDIA IL CASO - Dichiarazioni che vogliono comprendere tutti, evitando di escludere qualcuno. Segno evidente di come Nainggolan abbia rappresentato una scelta rischiosa. Una scelta che in questo momento storico l’Inter non poteva permettersi. Una scelta che forse Marotta non avrebbe assecondato e anche questo finirà sotto il giudizio assoluto del nuovo amministratore delegato, chiamato a fare ordine. L'unico giudizio che a giugno conterà sarà quello dell'uomo forte voluto da Suning. Forse il belga si riprenderà, sicuramente glielo e ce lo auguriamo, ma la storia e gli atteggiamenti hanno già raccontato che il rischia era alto. Nel calcio e nel calciomercato non sempre vince chi spende di più, ma chi sbaglia meno e sceglie bene. L’Inter, in questo, dovrà crescere molto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA