LEGGI ANCHE
"L’Inter di Oaktree ragiona allargando i suoi confini. La seconda stella è già il passato. Il domani è la Champions. È il tentativo di ripetere la cavalcata di una stagione fa fino alla finale. È una necessità, oltre che un obiettivo. Per due motivi, essenzialmente. Il primo: Oaktree ha a cuore - ed è un concetto che ha già trasmesso ai dirigenti - l’internazionalizzazione del club, la possibilità di rendere l’Inter quanto più possibile una squadra europea, passaggio richiesto per far esplodere i ricavi anche in termini di brand. Un club che è stabilmente nelle fasi finali della Champions è anche una società più appetibile, specie in termini di marketing e sponsor per intendersi. E poi, c’è il tema legato ai ricavi...diretti, ovvero quelli dettati da una partecipazione europea che sia la più lunga possibile. Arrivare in fondo al torneo, oltre che una soddisfazione ovvia dal punto di vista sportivo, accelererebbe il processo che porta alla stabilità finanziaria citata nel giorno dell’insediamento".
"La Champions è pure il traguardo che vuole fissare Simone Inzaghi. Ed è (anche) a questo che il tecnico ha fatto riferimento quando ha parlato, dopo lo scudetto, della necessità di allargare il parco giocatori. Il rimpianto per come è andata contro l’Atletico Madrid è fisso nella testa di tutti. Anche di Alejandro Cano, l’uomo forte di Oaktree, che quella sera di marzo era al Civitas Metropolitano con la delegazione nerazzurra. E che adesso ha ben chiara la sua visione del club. Per la verità, ce l’ha da sempre. Oaktree è una nuova proprietà per...statuto, ma è come fosse dentro l’Inter da tre anni. La transizione sarà senza scossoni, perché ogni tre mesi i manager del fondo californiano ricevevano i feedback necessari dai dirigenti nerazzurri sullo stato della società, la cosiddetta business review", spiega Gazzetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA