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Inter: onore al Barça, ma per essere grande non devi avere paura. Al Camp Nou serviva…

Marco Macca

La nostra analisi su quanto accaduto al Camp Nou

Un passo indietro. Senza discussioni. Quello spirito che aveva portato l'Inter a martellare fino alla fine e a vincere un derby strameritato, al Camp Nou si è riflesso in un'immagine opaca della stessa squadra che domenica sera aveva incantato i 78 mila di San Siro. Certo, ci può stare una serata storta in un percorso di crescita che richiede pazienza e lucidità. D'altronde, a Barcellona, la somma delle presenze in Champions League di tutta l'Inter era di poco superiore a quelle collezionate dal solo Piqué. Ma, se l'obiettivo è arrivare il prima possibile a giocarsela alla pari con squadroni del genere, serve, serviva un atteggiamento diverso. Anche perché questo Barcellona, pur fantastico con il pallone dei piedi, quando attaccato è sembrato tutt'altro che imperforabile. E le insidie create nel primo tempo da Icardi (soprattutto) ne sono la testimonianza. Insomma, perdere contro il Barcellona (pur senza Messi) non è certo un evento umiliante di per sé, ma si poteva perdere in modo diverso. E giocare in modo differente.

Il nostro giudizio negativo si riferisce soprattutto a quanto (non) espresso nel primo tempo. Come detto da Mauro Icardi in maniera lucida al termine della partita, i primi 45 minuti non sono assolutamente stati da Inter. E' mancata la personalità che ha permesso, contro Tottenham e PSV Eindhoven, di andare a raccogliere punti importanti in chiave qualificazione; è mancata la gestione del pallone quando si riusciva a riconquistarlo; è probabilmente sopraggiunta una certa dose di timore reverenziale nei confronti di un avversario molto più avvezzo, negli ultimi anni, a certi palcoscenici e che, in uno stadio con quasi 100 mila persone a creare un'atmosfera infernale, può anche mettere paura. Non occorre drammatizzare, anche alla luce di quanto accaduto nell'altra partita del girone B tra PSV Eindhoven e Tottenham: il 2-2 maturato negli ultimi minuti mette, almeno per ora, al riparo da brutte sorprese e consente ai nerazzurri di digerire meglio da una parte la sconfitta del Camp Nou e dall'altra restare in posizione di assoluto vantaggio.

Ma, come detto da Spalletti, dopo le prime due vittorie e l'entusiasmo e l'autostima acquisiti grazie agli ultimi sette successi consecutivi, compreso il derby vinto in quel modo e con quello spirito, ci si sarebbe aspettato qualcosa in più dai nerazzurri. Si può e si deve comunque ripartire: i primi 15' del secondo tempo hanno dimostrato che la qualità c'è e c'era anche al Camp Nou e che, con un po' di coraggio in più, si sarebbe potuto mettere in difficoltà questo Barcellona con continuità. La manna dal cielo arrivata da Eindhoven sarà utile a resettare in fretta le sensazioni amare. Anche perché serve trattenere il respiro e affrontare senza la minima esitazione una trasferta tosta come quella dell'Olimpico contro la Lazio, una squadra assetata di rivincita e che proverà a vendicarsi della notte del 20 maggio, che ha regalato proprio all'Inter notti come quelle del Camp Nou tutte da vivere. L'avversario era di quelli che possono darti una misura reale del tuo processo di crescita. D'altronde, il Barcellona appartiene all'èlite mondiale del calcio. Complimenti a una squadra che, quando esprime il suo calcio, rimane semplicemente meravigliosa. Con o senza Messi.

La crescita prosegue, è partita tempo fa e non si ferma di certo a causa di una sconfitta che, seppur amara, si sarebbe anche potuta mettere in preventivo. Prossima fermata: Roma. Per ripartire da Inter, e per dimostrare che notti come quella di Barcellona sono solo intoppi fisiologici di una squadra che ha di fronte a sé un orizzonte chiamato grandezza.