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Getty Images
Pensi alla corsia mancina dell'Inter e il primo nome che ti viene in mente è sicuramente Federico Dimarco. Uno dei punti fermi della formazione nerazzurra quest'anno, ma non l'unico. Sottolinea giustamente la Gazzetta dello Sport questa mattina: "La Supercoppa strappata in Arabia ha dimostrato che l’Inter può costruire le sue fortune se pende sul lato mancino. Non è solo merito di questo Dimarco, nerazzurro fatto in casa che ormai comanda su quella fascia: a marcare la differenza è l’intero ingranaggio, una macchina che coinvolge anche Bastoni, pronto a traghettare il pallone dalla difesa, e Mkhitaryan, splendido gestore del gioco da mezzala sinistra. È un’architettura complessa, in parte ereditata dalla scorsa stagione: i nerazzurri hanno sfondato fino all’ultima giornata soprattutto da quella parte grazie a Ivan Perisic che, nonostante un contratto in scadenza, ha giocato i migliori mesi della vita da interista".
Il fulcro del gioco rimane proprio Dimarco. Ma il giovane nerazzurro ha due alleati preziosi che gli permettono diverse giocate. Si legge ancora: "Il ragazzo cresciuto a pane e Inter ha costretto Gosens a stare in un angolo, al buio, e ha innovato il ruolo di esterno nel 3-5-2 di Simone. Lo ha piegato alle sue caratteristiche tecniche e fisiche. Con lui c’è meno esuberanza fisica rispetto ai tempi di Ivan il Terribile, ma piovono cross più taglienti, duetti sinistri, passaggi stretti. Nella pratica, spesso la regia dell’intera squadra trasloca sulla fascia. Ed è qui che entrano in gioco gli altri due lati del triangolo. Bastoni, centrocampista aggiunto che si sovrappone al compagno di nazionale, e l’armeno tuttofare, pronto a liberarsi per l’uno-due".
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