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Inter, pressing delle punte ma non solo: il lavoro di Inzaghi per avere una difesa al top

Matteo Pifferi Redattore 

L'Inter subisce pochi gol e il merito è dell'assetto tattico di Simone Inzaghi. "Qual è il suo segreto? L'equilibrio", commenta La Gazzetta

"Tutti gli allenatori parlano di equilibrio, ma trovarlo non è così semplice. E mantenerlo nel corso di una partita e soprattutto di una stagione è ancora più difficile. Eppure è questo il segreto di Simone Inzaghi, che dopo undici giornate ha il miglior attacco e la miglior difesa (insieme alla Juve) del campionato proprio grazie a un perfetto equilibrio". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport in merito al primato dei nerazzurri in campionato.

"L’Inter ama comandare le partite, ma sa anche interpretare bene i momenti di sofferenza proprio perché non si limita a viverli con lo spirito del marinaio in difficoltà che aspetta di uscire senza danni dalla tormenta, ma sfrutta ogni possibilità per colpire ribaltando all’improvviso la situazione. La vittoria di Bergamo è emblematica: l’Inter ha saputo soffrire senza però rintanarsi in area, ha segnato e poi ha preso in mano la gara. Quando la rete di Scamacca ha rimesso in discussione il punteggio, i nerazzurri si sono compattati concedendo poco: sapersi chiudere è un’arte, non qualcosa di cui vergognarsi", aggiunge La Rosea.

Movimenti

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"L'Inter difende di squadra e la prima incombenza spetta proprio agli attaccanti. Quando gli avversari iniziano l’azione dal basso, Lautaro e Thuram hanno il compito di stringersi per evitare un suggerimento centrale e per spingere la costruzione sulle fasce. Da quel momento, l’Inter si trasforma in un 4-4-2 con Dimarco (più spesso di Dumfries) che si abbassa e Darmian (o Pavard, adesso infortunato) che si allarga come terzino destro. L’area viene presidiata dai due centrali, ferma restando la possibilità di formare una linea di cinque con l’arretramento contemporaneo dei due esterni. I centrocampisti seguono lo sviluppo dell’azione e coprono soprattutto le posizioni, ma solitamente non spetta a loro la pressione sulla trequarti: è più facile che a portarla sia un esterno che stringe o uno dei due braccetti, prevalentemente Bastoni. L’obiettivo è creare una transizione veloce e Bastoni ha anche il piede per cambiare gioco e attivare gli attaccanti. Costringere la squadra rivale sulle fasce presenta due vantaggi: lo sbocco più naturale è il cross, sul quale la difesa nerazzurra è solitamente ben preparata; in caso di scippo, la ripartenza dell’Inter può essere letale sfruttando l’esterno, la mezzala di riferimento e la punta che taglia. Le combinazioni tra Dumfries e Barella da una parte e Dimarco e Mkhitaryan dall’altra nascono dall’ottimo lavoro in fase difensiva", spiega, nel dettaglio, La Gazzetta dello Sport.

Numeri

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A confermare l'ottima tenuta difensiva e il lavoro tattico del mister, ci sono anche i numeri:

"Il recupero medio del pallone è a 38,4 metri dalla propria porta: non serve effettuarlo più in alto, anche perché avere tanto campo davanti nelle transizioni offensive favorisce le caratteristiche dei nerazzurri. E la squadra resta sempre corta (34,7 metri) impedendo agli avversari di trovare spazi tra le linee. Dei sei gol subiti, cinque sono arrivati su rigore (Orsolini), su errore di Sommer (Bajrami), su palla persa (Scamacca), per una prodezza (Berardi), su una transizione con dormita difensiva (Zirkzee). Uno solo con la squadra schierata e nove elementi dietro alla palla: quello di Leao nel derby. Thuram non riuscì a orientare il Milan sulla fascia, il filtrante centrale trovò nella posizione di trequartista Giroud pronto a servire Leao. Far male all’Inter non è affatto facile, perché l’organizzazione è raffinata", chiosa la Rosea.



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