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Inter-Real Sociedad emette una sentenza spietata e un messaggio chiarissimo
Una partita spenta, con un possesso perlopiù sterile della Real Sociedad e qualche guizzo, poco convinto e concreto dell'Inter: è questa la breve ma esaustiva descrizione di quanto accaduto al Meazza tra le due squadre. E' rimasto deluso chi si aspettava, lecitamente, gli stessi nerazzurri arrembanti visti sabato sera contro l'Udinese: la squadra di Simone Inzaghi, leggermente rimaneggiata, ha scelto di concedere il pallino del gioco agli avversari per colpire con la sua miglior caratteristica, la ripartenza, riuscendo in questo poco e male. Ma ciò che più ha fatto scalpore e indispettito anche il Meazza, è stata la pochissima voglia di provare a vincere la partita, con il giro palla nel recupero tra i difensori che ha dato la sensazione di un'Inter che si stesse accontentando. Ma c'è poco da accontentarsi del secondo posto guardando i piazzamenti degli altri gironi.
La gara di ieri sera, se ce ne fosse un ulteriore bisogno, ha emesso l'ennesima sentenza inequivocabile: l'Inter non ha ricambi all'altezza in attacco. Nulla di nuovo, per carità, ma le prestazioni praticamente nulle di Sanchez e Arnautovic non possono non indurre a riflessioni in viale della Liberazione: la squadra che punta alla seconda stella e ad andare avanti il più possibile in Europa non può passare l'intera stagione pregando che a Thuram e Lautaro non venga nemmeno un lieve raffreddore. A questo aggiungiamo un piccolo appunto a Simone Inzaghi: perché non tenere in campo Thuram ancora 10 minuti dopo l'ingresso di Lautaro Martinez per provarli insieme? Ma la risposta, probabilmente, la troverete qua sotto.
Inter-Real Sociedad lascia un messaggio chiarissimo: nella testa dei nerazzurri c'è principalmente la seconda stella da conquistare, sopra qualsiasi cosa. E lo confermano le scelte operate sin qui da Simone Inzaghi, che ha sempre operato importanti rotazioni in Europa e non in campionato, e che anche contro gli spagnoli ha sostituito quello che era nettamente il migliore in campo, ovvero il sopracitato Thuram, seguito poi dall'uscita dal campo di Dimarco e Calhanoglu, giocatori che se insegui la vittoria ad ogni costo non togli mai. E non lasci fuori Lautaro, il tuo uomo migliore, e Barella nel match che scriverà il tuo futuro in Champions League. Ma la sostituzione del francese, ribadiamo, è stato proprio il chiaro segnale che la testa si stava spostando a Roma. E anche se il tecnico dell'Inter nel postpartita ha negato, le scelte e l'atteggiamento in campo parlano chiaro: la Champions League è una tappa del percorso che vede al traguardo il ventesimo scudetto da conquistare.
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