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Inter, rivoluzione in 5 mesi. Dal pullman triste di Riscone alla sfida alla Juve da capolista

Spalletti ha saputo ribaltare una squadra che veniva da un settimo posto

Andrea Della Sala

In cinque mesi Luciano Spalletti ha fatto una vera rivoluzione in casa Inter. Il pullman che il 5 luglio scorso portò l’Inter a Riscone, era un pullman della depressione, prima che dei desideri: conduceva in ritiro gli eroi di un settimo posto che si faticava a dimenticare. Quello di venerdì prossimo, come in un transfert o in un sogno, trasporterà a Torino l’Inter prima in classifica e sarà colmo di ambizioni, di occhi di tigre, come se fosse un altro gruppo, un’altra squadra. Eppure la differenza tra quell’Inter trsite e questa, a livello di organico, è rappresentata solo da Borja Valero e Vecino, a loro volta reduci da un ottavo posto con la Fiorentina, che raggiunsero il ritiro più in là, oltre a Dalbert e Karamoh.

Santon è stato del tutto rigenerato e ora è tornato un giocatore di calcio, mentre appena un’estate fa, nel 2016, tre club ne rifiutarono l’acquisto, più che perplessi dalle sue condizioni, mentre Ranocchia, dopo anni terribili ed esitanti, si è rivisto scintillante contro il Chievo, e sfiorare addirittura il gol quattro volte, un anno dopo la sua ultima da titolare. Spalletti ha parlato a lungo, in campo e fuori, a tutti. Ha convinto parecchi giocatori che il meglio potevano e dovevano ancora darlo, e che l’avrebbero dato. Ha subito individuato in Skriniar un pilastro irrinunciabile, e guardate che riuscita. E intanto sudava sul campo, ricostruendo la fase difensiva, infatti l’Inter ha la miglior difesa della A insieme a Napoli e Roma, ed è l’unica che non ha mai subito gol da palla inattiva. E anche se gli manca in modo lancinante un regista puro, ha costruito un centrocampo di lotta e di governo che in qualche modo ha trovato una quadratura, mentre ha saputo liberare al meglio sulle ali Candreva e Perisic, imponendo loro un lavoro anche di copertura che è un’altra delle chiavi, mentre Icardi continua a segnare come ha sempre fatto, solo un po’ più del solito, e non guasta neppure quello. A Torino l’Inter spera di non soffrire il “miedo escenico” dello Stadium che spesso l’ha tradita. Sarà il terzo scontro diretto, dopo quelli con Roma e Napoli, che giocherà in trasferta, quindi al ritorno li avrà tutti in casa. Spalletti valuta anche questo. Nella sua carriera, quando ha allenato squadre da vertice (Roma e Zenit) non è mai arrivato più in giù del terzo posto, tranne nel 2009. Era una garanzia di successo, lo sciamano, solo che il 5 luglio non ci credeva nessuno.

(La Repubblica)

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