La sfida contro il Benfica, in programma domani sera al Da Luz, ha il significato quasi di un'ultima spiaggia per l'Inter. Se da settimane si vocifera della possibilità concreta che la compagine nerazzurra cambi l'allenatore, il rendimento dell'Inter - una sola vittoria nelle ultime sei - impone anche una serie di riflessioni sui giocatori, coloro i quali alla fine scendono in campo e determinano il risultato di una stagione.
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All’Inter non rischia solo Inzaghi: tre quarti della rosa ha un futuro incerto
In un'annata resa ancor più complicata e imprevedibile da un Mondiale caduto a metà novembre che ha diviso in due la stagione, i nerazzurri si ritrovano ancora in corsa su tre obiettivi a due mesi dalla fine, il che porta ad un mese di aprile da vivere tutto d'un fiato. L'inizio, però, non è stato soddisfacente, tenuto conto del KO con la Fiorentina a San Siro e dei pareggi per 1-1 a Torino contro la Juventus - arrivato allo scadere grazie a Lukaku - e a Salerno. Il paradosso è che l'Inter è riuscita a costruire comunque una valanga di occasioni, ben 87 nelle ultime quattro partite ma il mix tra sfortuna e scarsa mira e forma dei centravanti ha portato ad un cocktail di delusioni a tinte nerazzurre.
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Ed è questo il motivo principale per cui è fondamentale aspettarsi una reazione anche d'orgoglio da parte dei calciatori, anche perché, per molti di loro, saranno due mesi decisivi per il loro futuro: analizzando la rosa, infatti, si evince come, a parte Skriniar e Gagliardini in partenza e Cordaz destinato a rinnovare, per altri giocatori in scadenza di contratto il destino è ancora da scrivere. Da D'Ambrosio a De Vrij, da Handanovic arrivando fino a Dzeko: nessuno di questi è certo di proseguire il suo percorso in nerazzurro. Un futuro incerto anche per i giocatori in prestito, da Bellanova ad Acerbi fino a quel Romelu Lukaku che a giugno tornerà al Chelsea al termine del prestito secco ma che potrebbe ripresentarsi ad Appiano per la prossima stagione. Se la volontà di Big Rom è chiaramente quella di restare a Milano, l'Inter, oltre a trovare la quadra economica dell'affare, si interroga sull'utilità tecnico-tattica di un nuovo prestito. Numeri alla mano, la stagione di Lukaku è insufficiente - 6 gol in 22 partite - anche se ampiamente condizionata dai tanti infortuni che hanno rovinato l'esperienza 2.0 del belga in nerazzurro. Il che porta a dubbi anche di natura fisica su un attaccante che tra un mese compirà 30 anni.
Inserendo, nel discorso, anche i giocatori in scadenza a giugno 2024 - con Calhanoglu l'intesa sembra vicina, con Bastoni c'è più da lavorare mentre per Mkhitaryan (34 anni compiuti a gennaio) non si è ancora parlato di un prolungamento - e quelli messi sul mercato - Dumfries e Brozovic su tutti ma ultimamente sono arrivate voci di Onana nel mirino di club inglesi - si giunge alla conclusione che quasi trequarti della rosa è in bilico. Al momento, infatti, solamente Barella - scadenza 2026 -, Asllani - obbligo di riscatto dall'Empoli -, Darmian - fresco di rinnovo -, Dimarco e Lautaro Martinez appaiono sicuri al 100% di far parte dell'organico nerazzurro della prossima stagione, tenuto conto anche dell'addio praticamente certo di Correa e della possibilità che Valentin Carboni, classe 2005, vada a farsi le ossa altrove.
Sebbene sia errato considerarla una giustificazione del rendimento ondivago della squadra in campo e degli errori, alcuni grossolani, commessi dai giocatori in campo, la mancata stabilità contrattuale - ci sarebbe da aprire un capitolo a parte su programmazione e solidità societaria - può essere una delle cause che hanno portato alla perdita di certezze di una squadra che sembra lontana parente di quella ammirata un anno fa. Per questo ci si appiglia a Simone Inzaghi e all'orgoglio di giocatori che saranno artefici del proprio destino.
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