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Inter, ecco dove ha sbagliato Inzaghi. Ma non si butti tutto. Suning, che piano hai?
La delusione generale del tifoso nerazzurro è tanto comprensibile quanto legittima. Se ci soffermiamo a riflettere, dopo la fase di sconforto deve sopraggiungere la lucidità. Dobbiamo tornare con la mente al terremoto della scorsa estate quando, in un colpo solo, abbiamo perso per motivi differenti Conte, Hakimi, Lukaku ed Eriksen.
Il downgrade è stato la conseguente logica di un mercato fatto al risparmio, con la dirigenza che ha lavorato al massimo delle proprie possibilità. A fine agosto nessuno e dico nessuno avrebbe mai immaginato che questo organico sarebbe stato competitivo per lo scudetto. Tuttavia la squadra ha over performato stravolgendo l’opinione comune. Forse qualche scelta di mercato non si è rivelata fortunata. Penso a Correa, costato 31 milioni e che ha trascorso più tempo in infermeria che in campo. Col senno di poi, considerata l’operazione Lukaku al Chelsea, sarebbe stato più utile prendere qualche soldo in meno per il belga e portare a casa Tammy Abraham, arrivato nella Capitale per soli 9 milioni di euro in più. Ma con le figurine siamo bravi tutti.
Mettere in croce oggi Simone Inzaghi però non trovo abbia molto senso. Provo a spiegarmi: che allenatori ci sono oggi a disposizione meglio di Inzaghi? A meno che non si faccia un investimento di livello e si vada a cercare qualche top ma servono soldi. All’Inter storicamente gli allenatori vincenti sono sempre stati autoritari, di polso. Fateci caso. Serve il pugno di ferro per domare uno spogliatoio spesso ‘selvaggio’. E mister Inzaghi ha dimostrato di essere un ottimo tecnico a cui forse manca ancora quel pizzico di cattiveria per riuscire a farsi seguire dal gruppo nei momenti di difficoltà.
Inzaghi non è riuscito a trovare delle alternative di gioco quando la squadra è andata in difficoltà, è vero. Ma è giovane e deve fare anche lui la sua esperienza e costruirsi un percorso lontano dalla confort zone della Lazio.
Ma anche questo è uno snodo cruciale: l’Inter non è la Lazio. Qui non ci si può accontentare mai. Perché se è vero che a inizio stagione non gli era stato chiesto lo scudetto, è altrettanto vero che se arrivi a +7 in classifica devi fare l’impossibile e attaccarti con i denti e con le unghie al treno scudetto anche perché le avversarie non hanno una rosa migliore della tua.
Al netto di un calendario asimmetrico che, va detto, ha penalizzato fortissimamente i nerazzurri ma questa è una cosa che non leggerete mai da nessuna parte.
Ecco anche nei commenti si è visto un tecnico remissivo, arrendevole che dava quasi la sensazione di accontentarsi, come se lui stesso non sapesse cove andare a parare. Ora qui nessuno vuol scomodare paragoni col predecessore, ma uno che ha la possibilità di vincere il suo primo scudetto in carriera con una squadra fortemente depotenziata dovrebbe essere animato da una vis pugnandi molto differente.
Nonostante ciò buttare tutto all’aria in un contesto del genere sarebbe fuoriluogo. Va bene che è sempre crisi Inter ma in estate, dopo tutto quello che è successo, se mi avessero detto che l’Inter si sarebbe giocata lo scudetto, avrebbe vinto la Supercoppa, sarebbe arrivata almeno in semifinale di Coppa Italia e sarebbe uscita agli ottavi contro il Liverpool giocando 180 minuti vis a vis, avrei messo la firma.
Quindi niente drammi, ma poi il focus andrà spostato sulla proprietà: in estate ci sarà un gran lavoro da fare sulla squadra dal punto di vista strutturale, qui capiremo che progetti ha la proprietà.
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