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Inter, ora per l’attacco serve uno come Scamacca. Ecco perché preferire lui a Raspadori
Beppe Marotta ha fin dall'inizio guardato a un futuro italiano. Economicamente sostenibile, composto di talento, prospettiva e comprensione delle dinamiche del nostro calcio, non sempre scontate per chi viene da fuori. Un'Inter più italiana e giovane è nei pensieri e desideri della proprietà, che ha ormai varato la nuova politica dell'impatto zero sui conti e sui bilanci, promuovendo per il club un autosostentamento che dovrà passare necessariamente dalle cessioni e, soprattutto, dai risultati sportivi. Ecco perché i giovani (italiani) che arriveranno all'Inter non solo dovranno rispondere a tutte queste caratteristiche, ma dovranno anche avere quella forte personalità necessaria per incidere da subito in una realtà storica e complessa come quella nerazzurra.
Identikit dettagliato e non facile da abbinare a profili del nostro calcio, oggi. Ma, certamente, tracciando questo contorno non si può non pensare a Gianluca Scamacca e Giacomo Raspadori, non a caso nel mirino dell'Inter ormai da tempo. Forti, talentuosi, decisi, affamati e potenzialmente perfetti per il 3-5-2 di Simone Inzaghi. Stupiscono al Sassuolo, catturano l'occhio delle grandi d'Italia e di Roberto Mancini, che proprio per questo sembra intenzionato a puntare (anche) su di loro per gli spareggi Mondiali di marzo, dopo aver portato Raspadori già con la truppa a Euro 2020. L'Inter li vorrebbe entrambi, difficile riuscirci visto il prezzo che, giustamente, il Sassuolo fa relativamente al loro cartellino: si parte da 40 milioni di euro per ognuno. Si può provare a limare qualcosa, con la consapevolezza che, portandoseli a casa, si prenota un biglietto per un futuro ad alto livello.
Difficile, si diceva, arrivare a entrambi. Poniamo dunque il caso che l'Inter possa, almeno per ora, permettersi un solo investimento? Su chi lo fareste? La nostra risposta è: Scamacca. Raspadori è un talento incredibile e, di sicuro, i nerazzurri farebbero bene a tentare di tutto per portarselo a Milano, visto che il futuro dell'attacco italiano (e non solo) sembra essere tutto suo. E di sicuro in questo 3-5-2 di marca inzaghiana ci starebbe benissimo come seconda punta, a smistare palloni e ad agire alle spalle di Dzeko (o all'occorrenza di Lautaro). Se guardiamo all'attacco interista così com'è oggi, però, a nostro parere servirebbe più Scamacca. Il motivo è presto detto: nel parco attaccanti di Inzaghi, se vogliamo pescare un minimo difetto, manca un vice Dzeko, ovvero un giocatore che abbia quelle caratteristiche fisiche possenti e in grado di costituire un riferimento per tutti i compagni. Insomma, una vera prima punta.
Lo può fare Lautaro, certo, ma il fisico è diverso; Correa è più una seconda punta e infatti non ha quei gol nei piedi; Alexis Sanchez, beh, nemmeno a dirlo. Senza considerare che la carta d'identità di Dzeko recita 36 anni a marzo. Un club importante come l'Inter è obbligato a guardare al futuro, fermo restando che il cigno di Sarajevo resta un pilastro assoluto per il presente. E chissà che l'erede di Edin non possa essere proprio questo ragazzone romano che tanto sta incantando in questi mesi. Dovesse arrivare con Raspadori (magari in caso di addio di Sanchez), poi, sarebbe un doppio colpo da favola. Per il presente, ma soprattutto per il futuro...
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