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Potrà sembrare strano, ma - a ben vedere - il 2-2 di ieri sera non sposta di molto il giudizio sulla stagione dell'Inter. Anche i sognatori più accaniti hanno riallacciato i contatti con una realtà che ai più era già chiara. Lo scudetto andrà nuovamente alla Juventus per un mix di meriti bianconeri e demeriti altrui, senza dimenticare fattori come l'abitudine a vincere e qualità/profondità della rosa che sorridono senza dubbio alla squadra di Sarri. La strada sembrava piuttosto tracciata dopo i sanguinosi passi falsi con Sassuolo, Verona e Bologna. Cala il sipario sulla Serie A, quindi, con l'Inter qualificata in Champions League senza le pene dell'inferno degli ultimi anni. Questa la parte sicuramente piena del bicchiere nerazzurro, che potrebbe allungarsi in caso di Europa League da protagonista.
ATTACCO FRONTALE - Ha ragione Antonio Conte quando sottolinea la disparità di trattamento tra l'Inter e le altre in fase di decisione del calendario. In un momento come questo, ancor più che in altri, giocare con avversarie spesso più riposate, catapultandosi da una parte all'altra dell'Italia con orari sempre più improbabili, non è variabile da trascurare. Incide, probabilmente tanto quanto l'abbaglio imperdonabile di Di Bello sul gol dell'1-1. La speranza è che lo sfogo sacrosanto del tecnico (diretto palesemente anche ai dirigenti) porti a concrete riflessioni in viale della Liberazione. Se i rappresentanti nerazzurri in Lega Serie A hanno avallato questo calendario hanno anche loro delle responsabilità da assumersi e bisognerà fare in modo da evitare certe spiacevoli situazioni in futuro. Corre l'obbligo di imporre il peso che questo club merita anche in questo tipo di decisioni.
DOGMA - Detto ciò, uno sguardo va dato anche al di qua della siepe interista. La rimonta subita contro la Roma è forse un po' diversa da quelle che hanno fatto tanto arrabbiare l'intero ambiente. Lascia però la stessa identica sensazione: poteva essere evitata. Si lavorerà su questo, provando a risolvere prima possibile il rebus legato a Christian Eriksen. Antonio Conte vuole in quella zona del campo un calciatore con caratteristiche molto diverse dal danese. Il dubbio che l'ex Tottenham non riuscirà nemmeno con mesi di duro lavoro ad avvicinarsi alle richieste del tecnico esiste.
C'è anche una certezza: non potrà essere Brozovic il grimaldello del suo gioco. Il croato ha pascolato per anni a ridosso degli attaccanti, senza mai riuscire a convincere pienamente tutti gli allenatori che hanno preceduto l'attuale. L'intuizione di Spalletti di collocarlo davanti alla difesa ha portato i suoi frutti e sembra essere un dogma che non può essere violato.
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