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Sogno scudetto nel derby
—Ieri, nel primo allenamento post-Salernitana, Inzaghi ha ovviamente rivolto il pensiero alla Champions: la preparazione della squadra anti-Cholo è ufficialmente partita, martedì il livello si alzerà di parecchio e la squadra deve essere pronta a muoversi su spazi ben più stretti. La vittoria di venerdì a San Siro è stata comunque un inno alla bellezza e ha permesso a Inzaghi di fare un pieno di autostima: lo stato d’animo servirà nella cavalcata europea, ma aiuta soprattutto a guardare in patria. Tra fine gennaio e febbraio il nostro campionato si è trasformato in una dittatura e il popolo nerazzurro ormai inizia a fare i calcoli: ci si interroga su quando si potrà tirare fuori il bandierone e strombazzare per le strade di Milano. Ma se c’è una lezione che Inzaghi ha imparato dal passato, è il pericolo che dà l’euforia; umiltà e concentrazione vanno mantenute sempre, con le parole e con i fatti. In questo triennio targato Simone, in viale della Liberazione hanno infatti ammirato la crescita del tecnico in diversi dettagli, ma un aspetto ha colpito e soddisfatto più degli altri: questo Simone-ter spicca nella gestione del gruppo.
Inzaghi travestito da Spalletti
—In panchina una nuova capacità di motivare e martellare senza sosta: la squadra sta ormai sul pezzo, sempre e comunque, indipendentemente dalla grandezza del rivale di turno, dall’andamento del singolo match o dai punti impressi sulla classifica. Se due anni fa l’Inter di Inzaghi fu distratta dalle sirene, adesso è impermeabile a qualunque canto: è davvero concentrata «anche nel sonno» come dice il tecnico. Questo focus è scoraggiante per chi insegue e, al netto di scaramanzie, induce inevitabilmente a coltivare un pensiero stupendo in casa Inter: alla 33esima c’è il derby di ritorno, basterebbe nel frattempo aumentare il vantaggio sul Milan per avere una pallottola da provare usare in quel match. Intestarsi la seconda stella proprio in faccia al Diavolo sarebbe la beffa tremenda, la “vendetta” sportiva dello scudetto ‘22 strappato dal Diavolo. Tra l’altro, c’è un precedente che aiuta Inzaghi a crederci: l’anno scorso il Napoli festeggiò con l’Udinese proprio alla 33esima. Del resto, vista la piega, Simone sembra essersi travestito da Spalletti.
Numeri impressionanti
—Questa è diversa rispetto alle altre Inter scudettate: a unire Bersellini e Trapattoni prima, Mancini-Mourinho-Conte dopo c’era lo stesso animo guerriero. Erano tutte squadre schiaccianti dal punto di vista fisico, sempre pronte alla guerra: in quello spostare a spallate gli avversari si vedeva un preciso Dna nerazzurro. La squadra di Inzaghi che cavalca verso il titolo, invece, ha ben altra gentilezza: ricerca il gioco, insegue la bellezza, non smette mai di costruire azioni. La conferma è tutta nei numeri: l’l’incredibile +47 di differenza reti (58 gol fatti) è la quinta prestazione in A di tutti i tempi, non c’è stato nessuno come Simone nelle ultime 66 stagioni. Oggi i nerazzurri hanno la percentuale di vittorie più alta nei 5 campionati top, 83% (20 successi in 24 match), e una media punti da far girare la testa: 2,6. Tra le big ancora in Champions, l’Inter sta davanti perfino al grande Real Madrid fermo a 2,5: con queste premesse, allora, perché non pensare al doppio colpo? Lo scudetto è in pugno, ma pure la Coppa si può afferrare davvero", si legge.
(Fonte: La Gazzetta dello Sport)
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