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L’ Inter di Spalletti vince ma non convince. Il tecnico toscano ha cercato di dare un’identità tattica ma soprattutto una quadratura che restituisse qualche certezza a un gruppo che in primavera si era rivelato fin troppo fragile. In questi casi - secondo La Gazzetta dello Sport -, i risultati dovrebbero aumentare l’autostima, invece dopo le vittorie con Fiorentina, Roma e Spal il gruppo è tornato a incartarsi tra rilassamenti, ritmi lenti ed errori a volte tecnici, ma più spesso di sufficienza. Una grande squadra non permette ad un Benevento sotto di due gol dopo un quarto di gara e col morale in cantina di sfiorare il pareggio fino al 95’.
Le fondamenta tuttavia sono solide, come confermano i tre gol subiti in 7 turni. A parte la fortuna (vedi sei pali), la squadra non esce mai dal match. Prende a volte dei cazzotti (vedi Roma e Bologna), ma resta in piedi e alla fine il pugno giusto lo piazza lei. Pesa in questo anche la fisicità di un gruppo cui Skriniar e Vecino hanno aggiunto chili e centimetri.
Per il centrocampo, dopo diversi esperimenti, a Benevento Spalletti potrebbe avere risolto il rebus trequartista. Lui che in passato era stato geniale nell’inventarsi durante i due mandati romani prima Perrotta e poi Nainggolan ha trovato un Brozovic bravo a pressare, inserirsi e vedere la porta, ma anche capace di coinvolgere Icardi. Bravo a pescare il capitano quando detta la profondità, ma anche a infilarsi negli spazi che Mauro gli ha aperto.
Anche ora che si è liberata dalla dipendenza da Icardi e Perisic, la squadra continua a segnare, trovando nuovi interpreti. Dallo Skriniar di Crotone al D’Ambrosio col Genoa, fino allo stesso Brozovic. La striscia di gare con almeno una rete all’attivo è salita a dieci. Ultimo match a secco, quello del 7 maggio (Genoa-Inter 1-0) che costò la panchina a Pioli.
(Fonte: Luca Taidelli, La Gazzetta dello Sport 3/10/17)
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