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Era tutto apparecchiato per mettere a tacere spifferi e correnti di pensiero alternative sulla gestione di Mauro Icardi e del suo rientro in gruppo, ma all'Inter - e non se ne sentiva il bisogno di ribadire il concetto - dar qualcosa per scontato è l'errore più grande che si possa commettere. Gettata al vento quindi la chance concessa dai passi falsi di Milan e Roma, rispettivamente contro Sampdoria e Napoli, lasciando assolutamente aperto il discorso qualificazione a nove giornate dal termine e a tre giorni dal turno infrasettimanale che, salvo imprevisti ed ulteriori incidenti di percorso, dovrebbe registrare il rientro di Icardi nella lista dei convocati di Luciano Spalletti. Ed è stato il tecnico nerazzurro, ancora una volta, a catturare l'attenzione nel post partita, con una chiarezza nelle dichiarazioni non sempre mostrata in altre circostanze. Senza maschere, né filtri: riflessioni evidentemente covate da tempo con ansia, ma anche con la lucidità che gli ha permesso di vuotare il sacco sul suo punto di vista nella vicenda Icardi in modo che nessuno potesse alzare un dito per obiettare alcunché. L'Inter prima di tutto, il suo spogliatoio è tempio sacro e a nessuno è permesso di violarne dogmi e sigilli: così è sempre stato e così dovrà sempre essere nel DNA di una squadra che vuole rispettare il blasone ereditato da periodi decisamente più brillanti.
Coerenza che consolida gli obiettivi di un gruppo e porta lo sguardo dei singoli al bene comune, che va al di là dei tre punti di un match, seppure in un momento delicato di stagione, perché è oltre i confini del breve periodo che si radicano le prospettive di un cambio di mentalità importante e duraturo. Ciò che ha fatto più rumore, però, è l'aggettivo "umiliante" accostato alla trattativa intavolata proprio dalla dirigenza di corso Vittorio Emanuele per provare a ricucire lo strappo con Icardi, almeno fino al termine della stagione. Una presa di posizione anche nei confronti del club, che bisogna capire come verrà recepita dalle alte sfere fino a questo momento comunque dalla parte del tecnico, come ribadito anche da Marotta prima del fischio d'inizio del match con la Lazio. Insomma, con modi e toni che notoriamente gli appartengono, Luciano Spalletti si è dimostrato ancora una volta il primo degli interisti, pienamente rivolto al bene della causa, atteggiamento più volte passato in secondo piano nei parametri di giudizio sul suo operato per buona parte dell'ambiente. Non basterà, molto probabilmente, ai fini della permanenza in nerazzurro oltre il prossimo giugno questo messaggio lanciato ai tifosi: ci si augura che possa diradare almeno in parte la coltre di pregiudizi che accompagnano le analisi sul suo conto da quando è arrivato all'Inter.
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