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La Champions League ancora da raggiungere e il secondo posto consolidato del Napoli lasciavano presagire una serata diversa al San Paolo. L'Inter però - e gran parte dell'ambiente non sarà rimasta sorpresa - è riuscita a complicarsi ancora una volta i piani, tornando in quelle sabbie mobili che a 90 minuti dal gong del campionato regalano un finale thriller del quale non se ne sentiva francamente il bisogno. Colpa dell'atteggiamento messo in campo dai nerazzurri, alcuni dei quali completamente privi di mordente e con lo stesso terrore di un gatto costretto a salvare la pelle in tangenziale, altri apparentemente sazi di una carriera che oltre a larghi tratti di mediocrità a dire il vero sembra avergli regalato poco altro. Rimane attonito in panchina Luciano Spalletti, sommerso da quella rassegnazione che lui considera offesa ma si fa fatica a non attribuirgli, ripensando anche al messaggio di resa consegnato ai giornalisti in sala stampa alla vigilia dell'incontro e spedito senza filtri anche al gruppo che ad Appiano origliava dalla stanza accanto a pochi minuti dalla rifinitura. Stavolta il braccino non solo non ha portato il punticino sperato ed ha consegnato i colori nerazzurri ad un finale di gara nell'imbarazzo più totale, peccato imperdonabile, contro un Napoli che non aveva più nulla da chiedere al campionato. La gestione degli scontri diretti nel girone di ritorno dimostra che per le ambizioni che l'Inter coltiva l'addio a fine stagione rimane perno imprescindibile per programmare i prossimi step da affrontare.
SPIFFERI FATALI - In corso Vittorio Emanuele avranno pensato di avere già in pugno l'obiettivo stagionale quando hanno messo in circolo voci di corridoio sul futuro che, attraverso l'inevitabile e legittima risonanza dei media, hanno lacerato il già precario rapporto tra l'allenatore, consegnato al suo destino, e parte dello spogliatoio, ma anche parte della dirigenza stessa. Frenesia inspiegabile, tramutatasi in assist servito alle dirette concorrenti.
A PROPOSITO DI ADDII - Chissà se ripartirà subito Luciano Spalletti o avrà modo e tempo per ripensare agli errori commessi, finiti inevitabilmente per compromettere quanto di buono fatto all'ombra della Madonnina. Imprescindibile sarà anche salutare buona parte di una rosa che continua a fallire l'appuntamento con una crescita caratteriale fondamentale per primeggiare a certi livelli, fattore che la società deve tenere in mente quando torneranno a bussare alla porta alcuni procuratori con tanto di cappello in mano per provare a strappare chance che non possono più essere concesse. E anche su questo ci si attende molto da Beppe Marotta, costretto a far leva su tutta la sua esperienza pur di piazzare i diversi esuberi alla giuste cifre in giro per l'Europa.
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