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Getty Images
Massimo risultato col minimo sforzo. Nella prima uscita stagionale a San Siro, l'Inter regala ai suoi tifosi la prima vittoria in campionato battendo il Lecce di Gotti. Il giorno dopo la gara, la Gazzetta dello Sport analizza la prestazione della squadra di Inzaghi. "Se la calma è la virtù dei forti, allora questa Inter è ancora la squadra da battere. Lo ha spiegato bene Hakan Calhanoglu, con la stessa identica freddezza con la quale ha trasformato l’ennesimo rigore in Serie A (siamo a 17 su 17): «Dopo Genova eravamo tutti tranquilli, il campionato è ancora lungo. Abbiamo vinto, anche se facciamo ancora fatica con questo caldo, ma abbiamo la stessa fame dell’anno scorso e siamo sulla strada giusta».
"Quella strada Simone Inzaghi ha cominciato a tracciarla già mentre lui e i suoi ragazzi festeggiavano lo scudetto della seconda stella. L’Inter si arrampicava in cielo, e intanto lui e i dirigenti pianificavano un mercato pensato per rinforzare, senza sottrarre. Nessun big ceduto, solo nuovi innesti pronti subito, e i risultati si sono visti alla prima occasione: senza Lautaro, l’Inter non ha sofferto grazie all’esperienza e alla qualità di Taremi".
"Zielinski, l’altra grande carta da giocare per far saltare il banco senza rischiare di intaccare gli equilibri, ieri sera è rimasta nel mazzo. I titolarissimi salgono di condizione e buttare nella mischia il polacco, appena recuperato da un infortunio muscolare, sarebbe stato un lusso persino superfluo. Lampi di quello che può essere, di quello che sarà presto, molto presto, quando le rotazioni entreranno nel vivo. Intanto, Inzaghi si gode un’Inter tornata solida, cinica e soprattutto imperforabile dalle parti di Sommer. La differenza, semmai, stava nella gestione della gara: se a Marassi si è vista un’Inter fin troppo convinta della propria superiorità, ieri Barella e compagni non hanno mai dato l’impressione di poter perdere il controllo della serata".
(Gazzetta dello Sport)
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