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Inter, i tre motivi del pareggio con la Samp. L’eredità di Conte e quel tormentone…
Si può sempre scegliere la prospettiva dalla quale posizionarsi per giudicare un pareggio. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? L’Inter di oggi lascia un po’ l’amaro in bocca, un piano ancora da perfezionare ma con diversi spiragli che lasciano ben sperare. Non è la macchina perfetta guidata da Antonio Conte, ma ha del potenziale e un’idea di gioco interessante, destinata a far divertire. Il parziale ridimensionamento di questa estate ha abbassato leggermente il livello e su campi difficili talvolta bisognerà sudare ancora di più per portare a casa il bottino pieno. Questo Inzaghi l’ha ampiamente messo in preventivo. Ad Appiano si lavora quotidianamente per rodare i meccanismi di una strategia di gioco che, nonostante lo stesso modulo del passato, offre soluzioni diverse. Ancora da digerire a pieno, come è normale che sia.
Il quadro è incompleto, ma dopo il 2-2 di Marassi le attenuanti non mancano. In un turno oggettivamente stravolto dai rientri in extremis dei sudamericani, l’Inter non è riuscita a gettare il cuore oltre l’ostacolo, finendo per vanificare quanto di buono fatto. La stanchezza ha avuto il suo peso, così come gli errori sotto porta (clamorosi) in più circostanze nella fase cruciale dell’incontro. Il resto lo ha fatto l’infortunio di Sensi, come sottolineato anche dal mister al triplice fischio. Non soltanto per l’impossibilità di contare sull’ex Sassuolo, ma anche per l’inferiorità numerica alla quale ha costretto una squadra che aveva già esaurito gli slot a disposizione per i cambi. L’orgoglio non è mancato, un pizzico di fortuna invece sì.
Brava la Sampdoria a frammentare il più possibile il gioco nel finale, forte di un serbatoio di energie nervose inevitabilmente più pieno rispetto a quello nerazzurro. Capiterà ancora, e l’Inter dovrà farsi trovare pronta. Ha armi a disposizione per affrontare situazioni del genere, dovrà farlo però con la consapevolezza che ha contraddistinto le prime due gare. L’eredità più importante lasciata da Antonio Conte a Simone Inzaghi.
E’ tutto? Quasi. La nota migliore arriva da Federico Dimarco, a testimonianza del fatto che i nerazzurri possono finalmente contare su soluzioni di primo livello su calci piazzati (trend degli ultimi anni invertito già con Eriksen). A non convincere, purtroppo anche oggi, è stato Handanovic: il calo di rendimento del capitano toglie certezze al reparto difensivo. Un tormentone antipatico destinato a durare fino al termine della stagione.
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