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Vince, pur con un po' di affanno, l'Inter di Antonio Conte e raggiunge la Juventus, insieme anche al Torino, in testa alla Serie A. Classifica acerba, seme destinato a germogliare nel segno della continuità tanto invocata dal nuovo allenatore nerazzurro. La brillantezza arriverà a rodaggio terminato, ma in arene come quella del Cagliari sarà complicato a prescindere, per tutti, fino al termine della stagione. E' da sempre così: arriverà più in alto di tutte la squadra capace di raccogliere più punti possibili in circostanze difficili, contro difese arroccate e pubblici infiammati. In provincia si conquista il pass per essere tra i primissimi posti a metà girone di ritorno e godersi un finale degno di nota.
L'ASSO NELLA MANICA - Mancano a Stefano Sensi i centimetri che avrebbe dovuto avere un'altra mezzala invocata a più riprese dai tifosi nelle ultime settimane di mercato per arricchire il pacchetto di centrocampisti, non di certo l'imprevedibilità che funge da apriscatole in contesti come quello di ieri sera. L'arma in più che troppe volte è mancata all'Inter nel recente passato contro squadre intenzionate a difendere con dieci uomini dietro la linea della palla. Il folletto di Urbino, scippato al Milan con arroganza da Marotta e Ausilio nel corso di questa estate, ha la sensibilità nel piede e la visione di gioco dei grandi. Conte ne è consapevole e, pur sperando di alzare ulteriormente il tasso tecnico in mediana nelle prossime sessioni di mercato, si gode un progetto di campione tutto da plasmare giorno dopo giorno.
LA NOTA PEGGIORE - Pur non brillando, Romelu Lukaku ha lasciato il segno anche ieri sera nella vittoria dell'Inter. Il filtrante chirurgico per Sensi nell'occasione che ha propiziato il rigore è il primo dei due graffi sul match, unito alla conclusione proprio dagli undici metri che ha sancito l'1-2 finale. Meritano di essere stigmatizzati, rimanendo nella stessa circostanza, i cori razzisti indirizzati all'attaccante belga: si sorride amaramente nell'ambiente interista ricordando la pena esemplare subita post Inter-Napoli della scorsa stagione e i cori rivolti dalla Nord a Kalidou Koulibaly. Ben venga il pugno fermo del giudice sportivo, a patto che sia uniformemente applicato in tutti i casi: soltanto in quel modo avrebbe davvero senso ed abbatterebbe muri di fastidiosa retorica occasionale.
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