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Beppe Marotta è entrato come uno tsunami nell'Inter. Nessun ingresso in punta di piedi, l'ex dirigente juventino ha subito preso di petto le prime situazioni scabrose di Appiano Gentile. A partire dai due giocatori più rappresentativi dell'intera rosa: l'agente di Mauro Icardi invitata cordialmente, ma in maniera piuttosto netta, ad un "silenzio che farebbe bene a tutti", Radja Nainggolan sospeso dall'attività agonistica con tanto di comunicato ufficiale.
Pugno duro, niente sconti e regole uguali per tutti. Ma Marotta non ha fatto solo il sergente di ferro, ha anche fatto capire che l'Inter deve tornare a primeggiare in campo: ok gli sponsor, ok i ricavi in crescita e il brand ma l'Inter è una squadra di calcio. E le squadre di calcio restano nella storia se vincono trofei, al di là dell'ovvia importanza del fatturato, propedeutico per i successi sportivi.
Ma Marotta è stato chiaro, utilizzando una frase da molti sottovalutata: "L'Inter deve necessariamente tornare ad alzare un trofeo". Il piazzamento in Champions League è di vitale importanza e l'Inter è comunque in una posizione consona alle aspettative. Ma i tifosi vogliono rivedere una coppa alzata al cielo. E lo vuole anche il nuovo amministratore delegato.
E' per questo che la squadra di Spalletti deve approfittare, molto più di quanto fatto nell'ultimo mese, del passo zoppicante di Milan, Lazio e Roma. Il terzo posto va blindato il prima possibile e farlo potrebbe anche sovvertire le strategie della seconda parte di stagione, con un'Inter concentrata più su Europa League e Coppa Italia che non sul campionato. Cercare di vincere una coppa, cercare finalmente di festeggiare un trofeo che manca ormai da troppi anni. Questo il chiaro input di Marotta.
Ma per farlo, l'Inter dovrà pedalare e pedalare forte per cercare di blindare il suo terzo posto e giocarsi, con un turnover ragionato, le sue chance nelle due coppe. Perchè si sa: il piazzamento Champions porta soldi ma alzare un trofeo darebbe all'ambiente una carica che i tifosi dell'Inter ben conoscono. Del resto, il grande ciclo di Mancini prima e Mourinho poi iniziò proprio con una Coppa Italia.
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