La speranza è che i 120' dell'Olimpico fotgrafino fino in fondo la stagione dell'Inter. Entusiasmanti, tutti da vivere col fiato sospeso. E con un urlo di liberazione e gioia finale a spazzar via patemi e difficoltà. Un po' come sulle montagne russe, con Inzaghi e i suoi ragazzi non c'è mai da annoiarsi. A questo giro l'ottovolante nerazzurro regala in un solo colpo la terza vittoria stagionale sulla Juventus, l'ottava Coppa Italia in bacheca (secondo trofeo stagionale) e la possibilità di disputare la prossima Supercoppa.
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Inter, il veleno nella coda abbatte la Juve. Ora Marotta e Ausilio hanno un dovere
L'analisi dopo la finale di Coppa Italia alzata ieri sera dai nerazzurri all'Olimpico contro i bianconeri
L'abbraccio col tifo giunto da qualsiasi parte d'Italia è di quelli che restano scolpiti nei ricordi per lungo tempo. I calciatori sarebbero i primi a volerlo prolungare per tutta la notte e anche oltre, ma purtroppo ad un certo punto bisogna separarsi. Solo per ora, sperando presto di trovare nuovi pretesti per lasciarsi andare. Essere interisti è sempre un grande orgoglio, ancor di più dopo una prova di carattere come quella di ieri.
Il trofeo alzato al cielo nella notte di Roma chiarisce a tutti che l'Inter non è ancora in vacanza. Non ha staccato la spina e sarebbe stato un peccato mortale altrimenti. Torna a Milano con un'iniezione di fiducia importante, seppur consapevole che vincerle tutte potrebbe non bastare. Inzaghi si coccola gl uomini che nel momento della prova non si sono tirati indietro. Su tutti quell'Ivan Perisic il cui fascicolo sulla scrivania di Marotta e Ausilio rappresenta ancora più un'urgenza. Un dovere fare tutto il possibile per rinnovargli il contratto. Per leadership e carisma, ancor prima che per le straordinarie doti tecniche e atletiche che continua ad esibire con continuità disarmante. E non ha alcuna voglia di fermarsi.
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