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Inter, virus contagioso nello spogliatoio. Due grandi differenze rispetto al passato

Daniele Vitiello

Questa l'analisi di Fcinter1908.it sulla seconda vittoria in Champions League dei nerazzurri

Aveva assolutamente ragione, e non bluffava, Luciano Spalletti quando ha ricordato che questa Inter ha l'obbligo di entrare in punta di piedi in qualsiasi stadio d'Europa, Barcellona o Eindhoven che sia. Anche solo perché in fase di sorteggio dei gironi di Champions si è ritrovata in quarta ed ultima fascia. Situazione che fa storcere il naso, dettata da un passato che fa male, ma che finalmente insegna e dalla diversa prospettiva in cui ha collocato i nerazzurri ha regalato la consapevolezza che, ora più che mai, qualsiasi avversario va affrontato con determinazione e autorevolezza. Sembra lontanissima, nonostante faccia parte della storia recente del club, l'amarezza che ha caratterizzato il cammino europeo degli ultimi anni. Il primo fondamentale passo in avanti lo ha portato proprio lo spirito diverso, finalmente da grande squadra, iniettato da un tecnico che, al netto di qualche sporadica amnesia, continua ad essere il più grande valore aggiunto di un gruppo che inizia pian piano a costruire trame di gioco degne di nota, pronte a poggiarsi su una base caratteriale ormai inossidabile.

L'Inter vista contro il PSV ieri sera è di quelle squadre che danno la sensazione di poter lottare e soffrire contro chiunque, gettando il cuore contro il più grande degli ostacoli e in grado, col coltello tra i denti, di sprintare quando meno te lo aspetti per arrivare una spanna davanti all'avversario. Ma non solo. In Olanda si è visto il piglio della big che, scossa e infastidita dallo schiaffo subito in pubblico, ha sfoderato il cinismo necessario a rimettere le cose a posto. D'improvviso sembra quasi che la tanto chiacchierata Garra Charrua sia qualcosa di sorprendentemente contagioso e che Vecino, a contatto con i compagni nello spogliatoio, sia riuscito a trasmetterla in abbondanza. Si sono riscoperti un po' uruguaiani anche Nainggolan e Asamoah, carichi di quella esperienza che appartiene a pochi in ambito internazionale, ma anche Politano, sempre più dentro le trame di Spalletti, e Icardi, un po' meno concreto in fase realizzativa, ma sempre disposto allo strappo all'indietro per aiutare i compagni a far legna, soprattutto negli ultimi minuti.

Un altro enorme vantaggio rispetto alle scorse stagioni è in quella panchina finalmente folta e profonda, dalla quale attingere per far fronte a qualsiasi situazione. E' l'appiglio del quale non si può fare a meno per mettere in cascina punti quando le cose non vanno come dovrebbero o rischiano di complicarsi improvvisamente. La saggezza di Borja Valero, utile a mettere la palla in cassaforte per far rifiatare i compagni e spendere secondi preziosi, il sacrificio di Candreva, abile a conquistare falli e a tenere più alto possibile il baricentro della squadra, ma anche le doti di coloro che ieri non sono entrati in campo, ma che col Cagliari si sono contraddistinti e che continueranno a farlo nel corso della stagione, concedendo fondamentali occasioni di riposo ai compagni. L'esercito è numericamente adeguato e pronto ad ogni sfida, soltanto la variabile continuità darà però il peso specifico delle ambizioni nerazzurre.