"Le mosse tattiche curate nei dettagli nell'allenamento di rifinitura alla Pinetina, ma anche il lavoro sulla testa, quando è stato analizzato il Benfica e soprattutto nell'ultima riunione tecnica di ieri. Simone Inzaghi ha disegnato il "capolavoro" del Da Luz non solo imbrigliando con le sue scelte una squadra che segna tanto e fa del possesso palla la sua arma migliore, ma anche motivando con le frasi giuste un'Inter che non vinceva da oltre un mese, ovvero dal 5 marzo contro il Lecce". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport che, entrando nel dettaglio, analizza l'impresa dell'Inter al Da Luz.
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Turnover, testa, unità ma non solo: così Inzaghi ha creato l’impresa di Lisbona
Turnover
—L'Inter, nel match di ritorno in programma mercoledì, andrà a caccia della nona semifinale della storia, la terza dal 2000 in poi. La prestazione in terra lusitana ha tante motivazioni, una delle quali il turnover fatto dal mister nell'ultimo periodo: "Da inizio aprile in poi ha fatto rifiatare diversi elementi chiave in vista dell'andata dei quarti di Champions. Darmian, Acerbi, Barella e Mkhitaryan hanno tirato la carretta perché, complici i ko di Skriniar e Calhanoglu, le possibilità di cambiare in determinati ruoli erano poche, ma per il resto l'ex allenatore della Lazio è stato intelligente a ruotare gli elementi a sua disposizione", spiega La Rosea.
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Unità e possesso
—Inzaghi in conferenza pre-Benfica ha parlato di unità, usando spesso la parola 'insieme' puntando sull'orgoglio della squadra. "Perché sapeva e sa che lo spogliatoio non è indifferente alle voci sul possibile esonero dell'allenatore o sulla rivoluzione estiva della rosa. Ha chiesto a tutti di dimostrare che l'Inter è una squadra unita sul campo, non con le dichiarazioni nel pre partita, e ha spiegato che c'era un solo modo per riuscirci: fare una corsa in più per i compagni, lottare su ogni pallone, difendere tutti insieme e impedire al Benfica di giocare il suo calcio", commenta La Gazzetta che sottolinea come l'Inter abbia svoltato anche dal piano tattico, mantenendo il possesso palla (43% totale) in maniera più efficace, un'impostazione tattica diversa dalla trasferta di Oporto agli ottavi di finale, quando il dato del possesso palla (32%) è stato ancor più basso, sintomo di una partita pressoché totalmente difensiva.
Testa e fiducia
—In molti hanno sottolineato come il problema dell'Inter sia mentale, tenuto conto della differenza di rendimento tra campionato e Champions:
"Il lavoro sulle menti dei giocatori è stato cruciale come quello dal punto di vista tattico. L'Inter era reduce da tre pareggi e tre ko negli ultimi sei incontri in tutte le competizioni e in campionato aveva fatto un punto nelle ultime quattro giornate. Perdere fiducia era inevitabile e invece Simone ha insistito sul tasto dell'autostima: ha ricordato che la sua squadra era stata capace di battere il Barcellona a San Siro, di andare a pareggiare al Camp Nou e di eliminare il Porto che lo scorso anno si era lasciato alle spalle il Benfica. Per noi niente è impossibile se giochiamo con la testa e con il cuore: eccolo il senso delle sue parole. Il gruppo lo ha ascoltato e seguito", spiega la Rosea che rimarca come Inzaghi non abbia perso la fiducia nei suoi attaccanti nonostante il digiuno di reti.
"E' solo il primo round e la semifinale va ancora conquistata. Inzaghi lo ha ribadito nello "stanzone" del Da Luz in cui c'era soddisfazione, ma nessun festeggiamento sfrenato. L'Inter è in una posizione di vantaggio che andrà cristallizzata tra una settimana a San Siro dove si annuncia battaglia. Simone lo sa", chiosa La Gazzetta dello Sport.
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