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"Inzaghi vede le stelle, vede con fiducia la possibilità di affiancarsi ai migliori allenatori della storia dell’Inter. Questa è la sua migliore partenza, mai in questo triennio nerazzurro aveva raccolto 35 punti. Conte al primo anno in 14 partite ne fece 37, di più, ma non vinse lo scudetto, e sopra ci sarebbero pure il Mou del Triplete, il Mancini del 2006-07 e pure il Trap nello scudetto dei record. Nel calcio come nella vita, poi la differenza sui giudizi la fanno i risultati. Questo lo sa Inzaghi per primo, che non a caso a Napoli ha fatto la battuta sui commenti già pronti alla fine del primo tempo di Lisbona. Ma è giusto inserire il grandangolo, provare ad allargare un po’ il punto d’osservazione. Con Mazzarri, Simone è l’unico allenatore tra le teoriche pretendenti al titolo a non aver ancora mai vinto uno scudetto. È uno svantaggio in termini di esperienza, ma Inzaghi sta dimostrando di sapere come colmarlo".
"Sono tanti gli aspetti da sottolineare, nel processo di crescita generale del tecnico e della sua Inter. Il primo, la gestione del gruppo. Inzaghi è sempre stato attento alle dinamiche interne dello spogliatoio. Ma ha saputo mescolare la “vicinanza” ai calciatori con un ruolo che impone anche altro. Impone anche prendere posizioni forti e rigide, se serve. Ora non c’è una componente dentro l’Inter che non gli riconosca questa “doppia fase”. Il secondo aspetto chiama in causa la crescita dei singoli. L’elenco è lungo, ma Inzaghi sta migliorando i suoi giocatori: il Calhanoglu regista premiato ieri sera al Gala dell’Aic è opera sua, poi Dimarco, Dumfries, Thuram, lo stesso Lautaro sta vivendo adesso la sua miglior stagione di sempre. E se dietro c’è la stessa regia, vuol dire che la mano è giusta", spiega Gazzetta.
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