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Inzaghi: “Inter, scudetto della gioia. Vittoria col Milan? Da mesi se ne parlava…”

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Le parole dell'allenatore nerazzurro che ieri ha ritirato un altro premio a Piacenza per la strepitosa annata
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Arrivano altre parole rilasciate da Simone Inzaghi ieri a Piacenza, in occasione della consegna del premio per la vittoria dello scudetto con l'Inter. L'allenatore nerazzurro si è soffermato sui grandi festeggiamenti delle ultime settimane. Ha detto a TuttoSport: «Tutti aspettavano la seconda stella e l’abbiamo conquistata facendo un percorso irripetibile, con 48 punti nel girone di andata e 44 nel ritorno a due gare dalla fine. E poi lo scudetto lo abbiamo vinto in casa del Milan: se ne parlava da un paio di mesi, ma dovevano incastrarsi tante cose... Il bagno di folla che ci hanno tributato è stato unico e sensazionale: per me e per i giocatori vedere milioni di interisti felici in quel modo è stato un gran motivo di orgoglio, per questo dico che è stato lo scudetto della gioia».

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L'esperienza all'Inter dopo i tanti anni alla Lazio. Grazie alla fiducia di Lotito: «Lui e Tare avevano intravisto in me delle qualità, ma affidarmi la Lazio fu un bel passo da parte loro. E oggi con 251 panchine sono l’allenatore con più presenze del club». 


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Fondamentale per il mister sempre la grande vicinanza della famiglia. I genitori lo hanno sostenuto, così come suo fratello, dai primi calci dati a un pallone: "Papà e mamma ci hanno dato come insegnamenti valori forti: l’importanza della famiglia, dello stare uniti. Valori che cerco di trasmettere quotidianamente ai miei tre figli. Quando Pippo giocava in Primavera e io negli Allievi, si dividevano: uno magari andava con lui a Torino e l’altro con me a Genova.

Poi, quando hanno messo sempre la Primavera al sabato e gli Allievi alla domenica, sono stati contenti perché non sono più stati costretti a sdoppiarsi. Con Pippo ci accomuna il lavoro, la cura dei particolari. Questa era importante da calciatori e lo è ancora di più oggi che alleniamo perché in un gruppo devono esserci necessariamente delle regole da rispettare. Lui è un mio punto di riferimento e ora spero che i miei figli siano di ispirazione ai suoi come lui lo è stato per me".

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