Lautaro Martinez per Correa, Gagliardini per Barella, Brozovic per Asllani, Dimarco per Gosens e Dzeko per Lukaku. Sono i cinque cambi effettuati ieri da Simone Inzaghi contro la Salernitana. Dentro due attaccanti, fuori due attaccanti; dentro due centrocampisti, fuori due centrocampisti; dentro un esterno mancino, fuori un esterno mancino. Da quando Simone Inzaghi siede sulla panchina dell’Inter, la squadra gioca sempre con il medesimo modulo, il 3-5-2.
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Inzaghi, urge piano B per Champions e obiettivo 4° posto: così può cambiare l’Inter
Di rado e solo a gara in corso, soprattutto quando c’è da sbloccare o recuperare un risultato, l’allenatore nerazzurro schiera le tre punte in contemporanea. Diventa insomma un 3-4-1-2, con Lautaro o Correa sotto-punta e due centravanti davanti. Un calciatore offensivo in più, ma i principi di gioco non cambiano, anzi. All’Inter di Inzaghi manca un piano B e trovarlo ora diventa una priorità.
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Inzaghi, perché non cambiare modulo?
—Per i quarti di finale di Champions League contro il Benfica e per raggiungere uno dei tre posti disponibili alle spalle del Napoli in vista della prossima stagione, l’allenatore deve trovare delle soluzioni alternative. Deve, non può, perché la squadra nerazzurra è diventata ormai troppo prevedibile nelle sue manovre. Ancor di più quando Lukaku è in campo. Il belga vuole sempre la palla ‘addosso’, per poi smistarla all’altra punta o a uno dei due esterni. Le squadre avversarie ormai lo sanno e bloccano spesso e volentieri il pallone ancor prima che arrivi a Lukaku. E, se arriva, scatta quasi sistematicamente il raddoppio sul belga.
Perché non provare un modulo diverso? È vero, gli allenamenti sono pochi, si gioca ogni 3/4 giorni tra campionato, Champions League e Coppa Italia, ma l’Inter ha bisogno di una scossa e può arrivare anche da un profondo cambiamento tattico.
Rombo prima alternativa
—Diverse le opzioni con la difesa a 4: un 4-3-1-2 con Calhanoglu - una volta recuperato - sulla trequarti alle spalle delle due punte, con la presenza in contemporanea del turco e di Brozovic in cabina di regia per esempio. Barella e Mkhitaryan agirebbero sempre come mezzali, con due punte tra le quattro disponibili in attacco. C’è l’imbarazzo della scelta anche in difesa: Dimarco o Gosens a sinistra, Dumfries o Darmian a destra, al centro due dei quattro centrali puri a disposizione (Bastoni, Acerbi, Skriniar quando recuperato e de Vrij). Oltre a Bellanova e il jolly D’Ambrosio. Piano B, sempre col 4-3-1-2, ma con Correa dietro le due punte per un’Inter ancora più offensiva.
Le altre opzioni tattiche
—Ma anche un 4-4-2 puro, con la presenza di due centravanti dei quattro disponibili, Mkhitaryan o Calhanoglu o Correa sulla fascia sinistra (tutti e tre in passato hanno ricoperto quel ruolo), Dumfries a destra e due centrocampisti in mediana tra tutti quelli a disposizione di Inzaghi.
O, ancora, un 4-2-3-1, con Lautaro o Correa sotto-punta alle spalle di Lukaku o Dzeko; il Tucu come detto può giocare anche come esterno volendo, lo ha fatto in passato.
Infine, un’alternativa può essere anche il 4-3-2-1. Da Calhanoglu a Mkhitaryan, da Correa a Lautaro all’occorrenza, sono diversi i giocatori nerazzurri che per caratteristiche possono agire sulla trequarti. E in mediana c’è grande abbondanza: da Brozovic e Asllani a Barella e Gagliardini, con gli stessi Calha e Mkhitaryan utilizzabili come mezzali.
Piano B un'urgenza per Inzaghi
—Insomma, i giocatori duttili a Inzaghi non mancano, di possibili piani B da provare ce ne sono in abbondanza. Mai come ora, l’Inter ha bisogno di un’alternativa tattica credibile e di imprevedibilità per provare a sorprendere gli avversari. Il gioco nerazzurro ormai sembra monocorde nelle modalità e nelle posizioni.
Per ritrovare la vittoria che manca dal 5 marzo (2-0 al Lecce, poi 3 sconfitte e 3 pareggi), Inzaghi deve avere il coraggio di cambiare. Che sia dall'inizio o a gara in corso. Ormai è un’urgenza.
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