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La Serie A non è territorio particolarmente incline a passeggiate di salute. L’Inter questo lo sta testando sulla propria pelle. Non esistono avversari facili da affrontare, ma soltanto gare affrontate con lo spirito giusto e con meticolosa cura dei dettagli. Al termine di un filotto lungo e tortuoso tra una sosta e l’altra, Inzaghi sapeva benissimo che a Reggio Emilia ci sarebbe stato da sudare e soffrire, in una trasferta spesso ostica per i nerazzurri. Così è stato ed è questo il primo motivo per il quale i tre punti portati a casa pesano davvero tanto: sulla classifica dell’Inter e sulle spalle di Milan e Napoli, costrette a rispondere in un turno non particolarmente favorevole.
POKER SERVITO – La mossa Correa dall’inizio aveva una logica, ma non ha premiato Inzaghi. L’argentino non è riuscito a trovare spazio per rendersi pericoloso, negando profondità alla manovra e togliendo un riferimento importante in area. Male anche Dumfries, sulla scia della prestazione incolore di Kiev (pesa anche il mancato raddoppio a Skriniar in occasione del rigore). La fiducia nei confronti dell’olandese ieri non ha premiato Inzaghi, ‘tradito’ anche da Calhanoglu e in generale dalla stanchezza di diversi elementi. Preziosa comunque la lettura tempestiva della gara da parte del tecnico: i quattro cambi hanno stravolto il match. Poker servito da tre punti, giù il cappello.
DICA '33' - Devastante, in particolare, l’impatto di Edin Dzeko. Gol al primo pallone toccato, dopo appena 33 secondi, per curare il mal di gol riscontrato in Champions qualche giorno fa e riportare la gara sui binari giusti. Costringe Consigli al fallo da rigore e consegna a Lautaro il pallone da tre punti. Decisamente niente male per uno che a 35 anni sta vivendo una seconda giovinezza, trascinato da stimoli smarriti nel recente passato. Gli sono bastate poche partite per far capire a tutti che razza di attaccante ancora sia. Andrà gestito, certo, ma con questo rendimento le occasioni per tirare il fiato non saranno così numerose.
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