Ma i nomi sono tanti. Talvolta anche spinti da un lavoro mentale, prima che tattico. Spiega il quotidiano: "Lo spagnolo e il turco sono senza dubbio le sue migliori perle tattiche, anche perché dal punto di vista mentale gli è bastato poco per accendere il talento di un acerbo Milinkovic-Savic o per dare la scintilla a Thuram e farlo esplodere da attaccante di primissimo livello. De Vrij e Acerbi sono poi gli anelli di congiunzione tra il suo periodo laziale e quello in nerazzurro. L'olandese deve tutto a Inzaghi: con nessuno ha segnato di più (7 gol nel 2017-18) e con nessuno ha giocato più partite in una sola annata (47)".
Parlando di gol, non si può che far riferimento a un nome su tutti. Che in quanto a gratitudine verso Inzaghi è sicuramente in cima alla lista: "Per info chiedere a Ciro Immobile, reduce da una doppia parentesi deludente all’estero prima di sposare la Lazio di Inzaghi. Risultato: il bomber ha segnato 149 reti e servito 53 assist, mai nessuno in Serie A (nell’era dei tre punti a vittoria) era arrivato a tanto con lo stesso allenatore. Talmente tanto carismatico, Simone da Piacenza, da saper plasmare Caicedo a bomber di riserva in quella Lazio lanciatissima prima del Covid".
Sul trampolino di lancio di Inzaghi c'è spazio per tutti. Anche per chi magari da altri non era stato considerato alla stregua dei migliori. "È allo stesso modo che Darmian e Dimarco, prima ritenuti delle semplici alternative, hanno conquistato la titolarità che li porterà a giocare una finale di Champions League. Si torna sempre lì: saper legare la propria carriera allo sviluppo sistematico dei propri calciatori. Da zero a eroi, così si diventa Simone Inzaghi".
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