Non è affatto un caso se tanti alla corte del tecnico nerazzurro riescono a trovare il modo per esprimersi al meglio
La metamorfosi di Hakan Calhanoglu è quella che più balza agli occhi, soprattutto nell'ultimo periodo. Ma non è l'unica incentivata dal grande lavoro di Simone Inzaghi. TuttoSport di oggi gli dedica un focus, pensando alle tante intuizioni, paragonandolo a Re Mida. Si legge: "Tutto ciò che ha sempre toccato trasformato in oro da far brillare gli occhi a tifosi e presidenti. E la lista comincia a diventare corposa. Non chiamatelo più 'Inzaghino', come ai bei tempi vissuti nella Capitale biancoceleste, ne è rimasta soltanto la consueta voce roca. Dietro c'è un lavoro tattico che sorprende solo chi fin qui lo ha seguito distrattamente, ignorando i trionfi con la Lazio Primavera, lì dove tutto ebbe inizio".
Sì, perché anche a Roma aveva fatto qualcosa di simile. Partendo proprio da un calciatore non molto diverso dal turco. Prosegue il focus: "Il ruolo sta nella testa di un giocatore, non c'è bisogno di inventarsi nulla. Luis Alberto stava pensando di dire addio al calcio prima di essere convinto da Inzaghi a guidare il suo primissimo centrocampo a cinque. A Calhanoglu invece serviva una visione più ampia del campo per poter far sfogare al meglio la sua tecnica, soffocata negli ultimi mesi al Milan da trequartista e valorizzata nella mediana interista di oggi".
Ma i nomi sono tanti. Talvolta anche spinti da un lavoro mentale, prima che tattico. Spiega il quotidiano: "Lo spagnolo e il turco sono senza dubbio le sue migliori perle tattiche, anche perché dal punto di vista mentale gli è bastato poco per accendere il talento di un acerbo Milinkovic-Savic o per dare la scintilla a Thuram e farlo esplodere da attaccante di primissimo livello. De Vrij e Acerbi sono poi gli anelli di congiunzione tra il suo periodo laziale e quello in nerazzurro. L'olandese deve tutto a Inzaghi: con nessuno ha segnato di più (7 gol nel 2017-18) e con nessuno ha giocato più partite in una sola annata (47)".
Parlando di gol, non si può che far riferimento a un nome su tutti. Che in quanto a gratitudine verso Inzaghi è sicuramente in cima alla lista: "Per info chiedere a Ciro Immobile, reduce da una doppia parentesi deludente all’estero prima di sposare la Lazio di Inzaghi. Risultato: il bomber ha segnato 149 reti e servito 53 assist, mai nessuno in Serie A (nell’era dei tre punti a vittoria) era arrivato a tanto con lo stesso allenatore. Talmente tanto carismatico, Simone da Piacenza, da saper plasmare Caicedo a bomber di riserva in quella Lazio lanciatissima prima del Covid".