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Inzaghi Re Mida: solo nell’Inter in 6 esplosi con il suo grande lavoro

Daniele Vitiello Redattore/inviato 
Non è affatto un caso se tanti alla corte del tecnico nerazzurro riescono a trovare il modo per esprimersi al meglio

La metamorfosi di Hakan Calhanoglu è quella che più balza agli occhi, soprattutto nell'ultimo periodo. Ma non è l'unica incentivata dal grande lavoro di Simone Inzaghi. TuttoSport di oggi gli dedica un focus, pensando alle tante intuizioni, paragonandolo a Re Mida. Si legge: "Tutto ciò che ha sempre toccato trasformato in oro da far brillare gli occhi a tifosi e presidenti. E la lista comincia a diventare corposa. Non chiamatelo più 'Inzaghino', come ai bei tempi vissuti nella Capitale biancoceleste, ne è rimasta soltanto la consueta voce roca. Dietro c'è un lavoro tattico che sorprende solo chi fin qui lo ha seguito distrattamente, ignorando i trionfi con la Lazio Primavera, lì dove tutto ebbe inizio".

Sì, perché anche a Roma aveva fatto qualcosa di simile. Partendo proprio da un calciatore non molto diverso dal turco. Prosegue il focus: "Il ruolo sta nella testa di un giocatore, non c'è bisogno di inventarsi nulla. Luis Alberto stava pensando di dire addio al calcio prima di essere convinto da Inzaghi a guidare il suo primissimo centrocampo a cinque. A Calhanoglu invece serviva una visione più ampia del campo per poter far sfogare al meglio la sua tecnica, soffocata negli ultimi mesi al Milan da trequartista e valorizzata nella mediana interista di oggi".

Ma i nomi sono tanti. Talvolta anche spinti da un lavoro mentale, prima che tattico. Spiega il quotidiano: "Lo spagnolo e il turco sono senza dubbio le sue migliori perle tattiche, anche perché dal punto di vista mentale gli è bastato poco per accendere il talento di un acerbo Milinkovic-Savic o per dare la scintilla a Thuram e farlo esplodere da attaccante di primissimo livello. De Vrij e Acerbi sono poi gli anelli di congiunzione tra il suo periodo laziale e quello in nerazzurro. L'olandese deve tutto a Inzaghi: con nessuno ha segnato di più (7 gol nel 2017-18) e con nessuno ha giocato più partite in una sola annata (47)". 

Parlando di gol, non si può che far riferimento a un nome su tutti. Che in quanto a gratitudine verso Inzaghi è sicuramente in cima alla lista: "Per info chiedere a Ciro Immobile, reduce da una doppia parentesi deludente all’estero prima di sposare la Lazio di Inzaghi. Risultato: il bomber ha segnato 149 reti e servito 53 assist, mai nessuno in Serie A (nell’era dei tre punti a vittoria) era arrivato a tanto con lo stesso allenatore. Talmente tanto carismatico, Simone da Piacenza, da saper plasmare Caicedo a bomber di riserva in quella Lazio lanciatissima prima del Covid".


Sul trampolino di lancio di Inzaghi c'è spazio per tutti. Anche per chi magari da altri non era stato considerato alla stregua dei migliori. "È allo stesso modo che Darmian e Dimarco, prima ritenuti delle semplici alternative, hanno conquistato la titolarità che li porterà a giocare una finale di Champions League. Si torna sempre lì: saper legare la propria carriera allo sviluppo sistematico dei propri calciatori. Da zero a eroi, così si diventa Simone Inzaghi".

 


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