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Inzaghi ha trovato la quadra, l’Inter vince e convince: ora c’è un ultimo step da completare

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La vittoria contro lo Spezia ha certificato ancora una volta l'ottimo stato di salute fisica e mentale dell'Inter

Matteo Pifferi

La vittoria contro lo Spezia ha certificato ancora una volta l'ottimo stato di salute fisica e mentale dell'Inter. Merito anche e soprattutto di Simone Inzaghi che, nel momento clou della stagione, ha saputo compattare l'ambiente ed esaltare un gruppo che è stato in grado di battere Napoli, Shakhtar Donetsk, Venezia e Spezia nel giro di due settimane. I nerazzurri vanno ormai con il pilota automatico, creano una quantità spropositata di occasioni a partita - ieri contro lo Spezia sono stati ben 31 i tiri totali -, a dimostrazione di come la rosa sia di assoluto valore nonostante lo scetticismo estivo dopo l'apparente smobilitazione, con gli addii di Conte, Lukaku e Hakimi che sembravano aver interrotto un percorso che, sul campo, sta al contrario dimostrando di proseguire nonostante l'avvicendamento tecnico in panchina.

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L'Inter di Simone Inzaghi, finora, vanta il miglior attacco - 36 gol, una media di 2,4 a gara - ed è la seconda squadra per maggior numero di tiri totali (258, dietro solamente alla Roma che ne ha fatti 264) ma al vertice per i tiri totali nello specchio della porta (ben 96, con il Napoli, secondo, a quota 79). Ed è forse proprio su quest'ultimo dato che il mister deve iniziare un nuovo percorso di lavoro. L'Inter gioca bene, crea tanto ma concretizza ancora meno di quanto dovrebbe. Contro il Venezia, il match è stato in controllo ma il solo gol di scarto avrebbe potuto modificare il corso degli eventi, prima del raddoppio a tempo scaduto di Lautaro. Con lo Spezia, una grande parata di Handanovic ha impedito ai liguri di pareggiare prima dell'intervallo, mentre in avvio di ripresa è arrivato il raddoppio che ha chiuso, di fatto, i conti di una partita mai in discussione.

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L'Inter ha superato il primo step, dimostrando di essere forte e completa, con la vittoria quasi simbolica - la prima in un big-match proprio contro la capolista - che ha sbloccato una squadra che, fino a quel momento, sembrava non pronta per vincere contro avversarie di livello più alto della media. Inzaghi ha trovato la quadra anche grazie alla cristallizzazione di alcuni ruoli che, ad inizio anno, sembravano senza padrone: Calhanoglu ha completato la mediana assieme a Barella e Brozovic, Darmian - ora infortunato - aveva vinto il ballottaggio temporaneo con Dumfries mentre Perisic è diventato un fattore sulla fascia mancina, con Dimarco in versione jolly, tra terzo di difesa ed esterno a tutta fascia. Dal match di San Siro contro il Napoli, nonostante un finale in sofferenza, Inzaghi e i giocatori sono usciti con una maggiore consapevolezza nei propri mezzi e la dimostrazione concreta è arrivata nelle successive partite. Ora il percorso prosegue a Roma, dal grande ex José Mourinho che punta a rientrare in corsa per il quarto posto. Un match dall'alto tasso emozionale ma che vale tanto anche da un punto di vista mentale: l'Inter ammirata nell'ultimo mese ha quasi annullato il gap con Milan e Napoli vincendo e convincendo. Ora però è necessario compiere un altro step: capitalizzare di più per vivere con meno ansia i finali di partita, anche se la squadra ha dato dimostrazione finora di saper gestire anche i momenti più complicati.

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