Come sottolineato da Marotta nelle ultime settimane, anche il tecnico nerazzurro è cresciuto in questi ultimi 3 anni
Ultimamente Beppe Marotta lo ha sottolineato spesso: non sono cresciuti solo i giocatori negli ultimi tre anni, ma anche Simone Inzaghi. È sotto gli occhi di tutti quanto il tecnico nerazzurro sia cambiato in questi anni. Dalla gestione e lettura delle partite, fino ai cambi che in passato hanno rappresentato uno dei limiti di Inzaghi. Adesso Simone è a caccia del grande trofeo che lo consacrerebbe definitivamente. "Da dove nasce la differenza con il passato? Assodato che, ora, c’è una panchina più ricca la svolta nasce sostanzialmente nella gestione. Insomma, nel manico, ovvero in Inzaghi", sottolinea il Corriere dello Sport.
"Il difetto riconosciuto, invece, era la difficoltà nell’amministrare una competizione sul lungo periodo: troppo discontinue e altalenanti, infatti, sia la sua Lazio sia la sua Inter. Beh, l’avvio di questo campionato ha determinato un completo ribaltone: l’Inter non è soltanto prima, ma la sua marcia sembra inesorabile. E ora non si può più nemmeno parlare di calendario favorevole. La Juventus resiste, ma è sotto e, da Torino, i nerazzurri sono già passati, indenni".
"I numeri sono ancora più eloquenti per evidenziare il netto cambio di rotta. Le prime due stagioni nerazzurre di Inzaghi, infatti, erano state caratterizzate da una partenza lenta. Basti pensare che i 35 punti messi assieme, oggi, dopo 14 giornate, sono 8 in più rispetto ai 27 del 2022/23 e 4 rispetto ai 31 del 2021/22. Un bottino di 10 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta è quello di una corazzata, che non si fa frenare da nessuna tempesta. C’è un ulteriore dato, però, ancora più emblematico: la differenza tra i gol incassati. Erano addirittura 20 un anno fa e sono soltanto 7 adesso".
"Le squadre di Inzaghi non hanno mai avuto difficoltà nel segnare, mentre spesso e volentieri sono state tutt’altro che impermeabili là dietro. Beh, adesso i nerazzurri hanno una fase difensiva quasi impeccabile. E si tratta del cambio di passo più netto rispetto al passato. Alla fase di non possesso partecipa l’intera squadra, con il pressing che si accende a seconda dei momenti e delle situazioni, il baricentro che si alza e si abbassa in base alle necessità e le coperture preventive che scattano puntuali. Quando è così, significa che il gruppo è convinto di quello che sta facendo, non si sono incertezze. Il valore aggiunto è stata proprio la finale di Champions di 6 mesi".